giovedì 16 settembre 2010

TREDICI POSE, CINQUE VOCI
La compilazione del post precedente mi ha spinto a rispolverare una passata intervista ai Deasonika effettuata l'anno scorso durante le prove del loro concerto tenuto presso Le Piccole Iene. Da poco uscito TREDICIPOSE la band si apprestava a concludere il tour promozionale con la nuova formazione.
Mi ero accordato per un’intervista col buon Francesco Tumminelli e mi ritrovavo sui divanetti con la band quasi al gran completo! Il solo Stefano infatti si trovava sul palco a lavorare sodo mentre gli altri si “sottraevano” temporaneamente ai loro doveri col soundcheck, per di più accompagnati da Gianluca Morelli degli Emoglobe.
Perché???
Leggetelo qui di seguito.


TREDICIPOSE è il primo album dopo quasi tre anni di silenzio
Max:
È stata molto attesa da parte della band perché avevamo voglia di tornare a sonorità che avevamo temporaneamente abbandonato per il disco elettroacustico e siamo tornati a sonorità che ci contraddistinguono di più; anche il mondo acustico, a dir il vero, appartiene ai Deasonika, però preferiamo queste sonorità più rock.


Il cd è uscito da due mesi; come è stato accolto da fans e critica?
Max:
I fans sono stati molto contenti, il feedback è positivo e i live di presentazione sono stati sopra le nostre stesse aspettative. Continuiamo perciò sulle ali di questo entusiasmo.

Nel frattempo l’organico della band è leggermente cambiato. Marco Trentacoste difatti pur accompagnandovi nel lavoro in studio non farà più parte dei live act: ha avuto nuove “Vibrazioni”?
(risate) Max:
Marco in questo album si è occupato prevalentemente del missaggio. Le chitarre sono per la maggior parte suonate da Francesco e in parte da me; siamo tornati un pò alla vecchia concezione della band. Siamo rimasti in quattro, ma si è unito Gionata Bettini alle programmazioni e ai noises, prima nei live e adesso ufficialmente come membro della band.

Perché proprio Gionata?
Max:
Innanzitutto perché è una gran persona; lo conoscevamo perché avevamo già collaborato per il disco di Nina e aveva registrato delle acustiche in DEASONIKA. Lui suona anche con gli Emoglobe che ci sono vicini non solo per quanto riguarda alcune sonorità, ma anche a livello umano: la scelta è stata perciò pilotata dagli eventi!


Come ti trovi e come vivi questa ennesima esperienza musicale che ti vede protagonista coi Deasonika?
Gionata: Beh, il progetto Emoglobe rimane e rimarrà sempre parte mia nel senso che l’entrata nei Deasonika non ha niente a che fare con loro.
La chiamata di Max & C. è stata invece una sorpresa ed un onore perché io solo due anni fa li vedevo da spettatore all’Alcatraz mentre quando abbiamo presentato l’album il 15 novembre scorso è stata un’emozione fortissima poter esser lì a condividere il palco con loro.

In merito all’entrata di Gionata nei Deasonika interviene a questo punto della conversazione Gianluca Morelli che degli Emoglobe è voce e bassista.

Gianluca: Gionata è un musicista che lavora con molti ed è bravo davvero con tutti. Siamo tutti contenti per lui. In questo momento noi come Emoglobe stiamo lavorando alla preproduzione del nostro secondo album.
Per adesso siamo ancora in giro a suonare continuando a promuovere il nostro esordio del 2008; abbiamo una data il 7 febbraio a Como e dovevamo suonare a marzo al Cox 18 di Milano che in questi giorni è però in fase di sgombero. Speriamo riescano a risolvere tutti i problemi perché è un altro bel posto dove suonare.

Vista la comunanza di sonorità e l’amicizia che vi lega c’è comunque un po’ di sana invidia nei confronti di Max e soci per dove sono già arrivati?
Gianluca:
Beh, parlerei di “invidia” in senso buono; fra amici c’è sempre tanta affinità a livello umano e, come dicevi tu, a livello artistico. Diciamo che ci consideriamo i loro corrispettivi italiani in lingua inglese, i loro fratelli minori anche se l’età è più o meno la stessa. Stasera suono due pezzi al piano e Thank You, il pezzo che su TREDICIPOSE canto insieme a Max.

Quindi si tratta di una collaborazione estemporanea dal vivo; non t’è venuta voglia di poter suonare con loro in maniera più stabile?
Gianluca: Se dovessero chiamarmi, per loro, ci sarò sempre, primo perché io mi diverto e secondo perché loro sono proprio in gamba. In queste condizioni suonare insieme diventa sempre un grosso piacere.

Ed un piacere è anche andare ai live dei Deasonika per la presentazione di Tredicipose. Avete infatti scelto un metodo promozionale particolare per quest’ultimo capitolo discografico: regalate una copia del cd a chi verrà vedere il concerto.
Max: Sì. Alla prima data abbiam deciso di regalarne 500, alla seconda anche; alla terza 100, non perché Le Piccole Iene siano meno importanti di Milano, tutt’altro, ma perché erano finite le copie preventivate per la promozione!!
Noi abbiamo deciso di proseguire in questo modo per tutte le altre date perché pensiamo che la divulgazione della musica oggi in Italia non sia democratica non solo nei live, ma soprattutto nei negozi perché se entro in uno di questi trovo, per fare un esempio, una copia del cd dei Marta Sui Tubi e una cinquantina di quello di Tiziano Ferro o di Laura Pausini.
Senza voler fare la guerra a nessuno, come si può tuttavia cercare di diminuire questo gap di esposizione? Ebbene, noi decidiamo di portare la nostra musica a tutte le persone che ci vengono a vedere e che quindi avranno in omaggio il nostro disco. Con questo non diventiamo né ricchi né poveri; abbiamo soltanto più gente che ascolta una band di un mondo che purtroppo non è unito, cosa che ci dispiace molto. Se il mondo indipendente italiano fosse unito e coeso verso una determinata direzione non ci sarebbero i problemi che ci sono.

Un tentativo di unire e dar spazio al mondo indipendente italiano era stato fatto qualche anno fa con il Tora!Tora!; proprio in una di quelle occasioni, era il 2004, ebbi modo di ascoltarvi per la prima volta con un gruppo di amici che come me restarono favorevolmente impressionati dalla vostra performance.
Max:
Sicuramente il Tora!Tora! era un progetto live molto interessante purtroppo esauritosi. C’eravamo trovati “di corsa” perché in cinque minuti dovevi arrivare, avevi il cambio palco, dovevi suonare, non è che te la godi poi molto visto che si tratta di una singola data… Se però ci fosse un maggior numero di festival di questo tipo e una maggiore esposizione la gente conoscerebbe di più il mondo indipendente mentre di questi eventi ce ne sono veramente pochi e molto saltuari.
Ogni tanto parliamo con dei nostri amici, con Cristina e Maus dei Lacuna Coil e ci raccontano di realtà che sono troppo esageratamente diverse. Va bene un gap, perché l’Italia e l’Europa sono una cosa e gli Stati Uniti un’altra, però non così enorme! Il dislivello è eccessivo. Quindi c’è qualcosa che non va; non credo che di là siano marziani. Forse siamo noi un pò più indietro. E quindi stiamo cercando di lottare con tutti i mezzi che abbiamo.
Se il fatto di regalare i dischi può interessare a qualcuno noi diciamo sempre “se c’è qualche band che vuole fare la stessa cosa, ci contatti!” Creiamo un nucleo da cui partire! Non so: al concerto dei Deasonika puoi trovare il disco nostro e quello degli Emoglobe, perché gli Emoglobe partecipano a questa iniziativa. Se anziché due band ce ne fossero venti, i giornali comincerebbero a parlarne. Per adesso siamo da soli e non siamo così esageratamente conosciuti per smuovere i grandi poteri.


Un altro evento che ha visto uniti diversi musicisti è il progetto Rezophonic voluto da Mario Riso, prodotto da Marco, a cui tu hai partecipato cantando in tre brani.
Max:
Dunque, L’Uomo Di Plastica e Spasimo sono stati scritti appositamente per questa occasione e non durante la lavorazione del cd dei Deasonika uscito in questi mesi. Non Ho Più Niente Da Dire invece era addirittura un brano scritto a suo tempo con i Malfunk che non era stato inserito nel loro ultimo album e perciò s’è pensato di utilizzarlo in Rezophonic.
Lì conoscevamo già determinate persone e abbiamo avuto la possibilità di lavorare insieme ad altre non trovando sostanziali differenze: siamo tutti musicisti, ognuno con la propria storia, la propria realtà musicale e questo ci fa pensare maggiormente a quanto poco basterebbe per migliorare la situazione di cui parlavamo prima.

Nell’ultimo periodo avete anche dovuto trovare un sostituto temporaneo per Stefano alla batteria..
Max: Per problemi logistici abbiamo avuto Eugenio Ventimiglia che ci ha dato una mano in sostituzione di Stefano; capiterà magari ancora o chissà? Magari usciremo con due batterie, due bassi!! (risate)


E perché no?!? I Cop Shoot Cop anni fa uscivano con due bassi! A proposito, com’è stata la lavorazione dell’ultimo lavoro dal punto di vista del bassista?
Walter: Molto entusiasmante anche perché il basso è stato spinto molto avanti; non che negli album passati non lo fosse, ma qui essendo appunto leggermente cambiata la line-up s’è fatto anche questo in funzione dei live. Visto che le sonorità sono leggermente variate il basso “sprinta” un po’ di più sopperendo all’assenza della chitarra di Marco.

Prima abbiamo parlato di festival alternativi. Siamo a metà gennaio e ci stiamo avvicinando a quello che tradizionalmente è il periodo di un altro tipo di festival, quello di Sanremo. Voi ci siete stati nel 2006; quest’anno ci vanno gli Afterhours che con voi hanno condiviso l’esperienza del Tora!Tora!..Che ricordo avete e quale opinione vi siete fatti di questa manifestazione?
Walter: È stata un’esperienza molto bella innanzitutto perché si tratta di poter suonare con un’orchestra vera e propria con arrangiamenti ad hoc.
Poterci andare poi con un pezzo come Non Dimentico Più, in puro stile Deasonika, ha permesso di amplificarne la visibilità. Ci fosse stata una seconda serata sarebbe stato ancora meglio.
Sugli Afterhours dico “sentiamo il pezzo”: potrebbero anche essere arrivati i tempi maturi per aprire a questo genere. Forse un’apertura in questo senso potrebbe servire a rivitalizzare Sanremo stesso.

Max: Secondo me la musica si divide in due: musica fatta bene e musica fatta male. La musica deve emozionare, punto e basta. Sanremo non cambierà da qui a marzo perché è un festival televisivo prima che musicale e si daranno sempre priorità ad aspetti che con la musica non vanno d’accordo, relegandola in secondo piano. E arrivare in secondo piano da un mondo in cui la musica dev’essere predominante come quella del rock indipendente di cui parlavamo prima, beh…
Più che altro un aspetto mediatico può far parlare dell’ingresso di nuove sonorità.
Ci sarebbe la possibilità di realizzare altri tipi di festival, anche televisivi: perché non realizzare un altro tipo di iniziativa con un’altra realtà musicale? Un altro programma, affiancandoli.
Il mondo musicale è vario, ho la possibilità di vedere un altro tipo di festival con personaggi che non potrei mai vedere a Sanremo: perché all’estero questo succede e in Italia no? Probabilmente perché non siamo ancora abituati a fare due passi invece di uno.
Secondo noi l’unica salvezza per un certo tipo di musica è il live. Ecco perché invitiamo le persone a venire ai live, ecco perché abbiamo deciso di regalare il cd acquistando il biglietto, ecc… Perché lo ascolti e lo porti a casa. Se non ti piace quello che vedi lo regali; se ti piace ti avvicini. Se al nostro concerto ho la possibilità di regalare anche un altro cd, non so quello degli Emoglobe perché fan parte di questa iniziativa, tu ti ascolti anche gli Emoglobe e magari diventa la band della tua vita. La non democraticità di questa operazione è pericolosa: io non devo conoscere tutte le band che fanno musica, ma devo sapere di aver la possibilità di mettermi in gioco.

E voi l’avete fatto su più fronti. TREDICIPOSE difatti è un titolo decisamente cinematografico e non a caso; oltre all’edizione normale in cd ce n’è un’altra contenente il dvd di uno short film intitolato dovunqueadesso. Quando avete deciso di curarne la colonna sonora?
Francesco: Il contatto ce l’ha passato la nostra fotografa, nonché curatrice dell’artwork del disco, Alice Pedroletti che aveva un amico di nome Mauro intento a produrre un cortometraggio per la regia di Simone Covini. Loro stavano cercando una band che sottolineasse alcune scene da un punto di vista musicale. Alice ha fatto il nostro nome e così siamo stati interpellati.
Dopo aver assistito alle riprese, spinti dalla bontà dell’opera, abbiamo deciso di musicarla, in parte attraverso brani già presenti sul disco e in parte con nove brani originali scritti appositamente per il girato.

Ho anche letto che dovrebbe uscire un video-cd di questo album: per ogni brano della tracklist avete intenzione di realizzare un video.
Francesco: Vorremmo fare qualcosa sulla falsariga di ciò che è successo per Gregorian. Quando l’estate scorsa siamo stati al Borgo della Musica di Providenti, località splendida vicino a Campobasso, per provare il tour nuovo, Alice ha realizzato il video per questa canzone e da lì è nata l’idea molto interessante di far una cosa analoga con tutti i restanti brani del disco coinvolgendo registi amici oppure quanti vogliono misurarsi con una prova di regia mettendo in corrispondenza la storia musicale del brano con delle immagini.

Non resta che chiedervi come affronterete il tour nei prossimi mesi.
Max: La formazione sarà quella attuale con me alla chitarra e voce, Francesco alla chitarra, Walter al basso, Stefano alla batteria e Gionata ai synth. Quella a Le Piccole Iene è una delle ultime tappe del primo blocco promozionale. Faremo un po’ di pausa per poi a marzo riprendere con un tour che verrà pubblicizzato sul sito e sulle varie testate.

Avremo modo di vederci ancora!
Max: Bene: speriamo di divertirci tutti!

Andrea Barbaglia ‘10

nb: si ringrazia per le fotografie pubblicate l'amica Valentina Aponte

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