martedì 5 ottobre 2010

LO SENTI IL PROFUMO?

Grenouille, Grenouille, Grenouille!
È vero: il nuovo album deve ancora uscire e l'ep che lo precede non ha placato la sete d'attesa per il sequel di SALTANDO DENTRO AL FUOCO, vera sorpresa in ambito indie qualche anno fa. Un disco d’esordio tra sonorità seventies e post-grunge; un rock metropolitano che più garage di così si muore. Un’attitudine rock al punto giusto e nessuna posa patinata per quello che è uno dei gruppi più in voga della scena indie brianzolo-milanese.
Ci piacciono, ci piacciono, ci piacciono! Conosciamoli un pò meglio.

Chi sono i Grenouille e chi è Grenouille?
Marco: I Grenouille sono Giuseppe alla chitarra, Marco alla voce e alla chitarra, Andre alla batteria, Davide al basso e Alessandro, il nostro fonico di fiducia. Grenouille è invece il protagonista di un romanzo dello scrittore tedesco Süskind intitolato Il Profumo, un figlio di nessuno che ha una particolare dote, quella di riconoscere e ricreare gli odori e i profumi. Abbiamo scelto questo nome perché secondo noi il personaggio ha tanto dell'artista maledetto; nel libro infatti ha la particolarità di essere ossessionato dalla sua passione di ricreare le fragranze. È un pò come l’artista che cerca di creare qualcosa con la sua arte e ne viene ossessionato. Se si legge il libro compare ben in evidenza questo lato malato. Grenouille potrebbe perciò essere benissimo un'icona rock, ma al tempo stesso volevamo trovare qualcosa che rispecchiasse anche la voglia di dire le cose in una certa maniera, in un modo crudo. Quel personaggio è l'artista maledetto, è la persona ossessionata dalla propria arte: tutto ciò rendeva bene il modo diretto di esprimere i concetti.

Siete anche voi dunque "artisti malati"?
Marco: Sì, soprattutto lui!! (risate, indicando Giuseppe - ndr)
Giuseppe: Ce la giochiamo ad armi pari!

Vi siete trovati facilmente allora?!
Giuseppe: Abbastanza, sì, sì! E da un pò di tempo. Devi infatti sapere che con Marco abbiamo iniziato a suonare sempre come Grenouille da circa otto anni, agli inizi del 2000. Man mano si sono aggiunti altri componenti e questa formazione si è stabilizzata nel febbraio del 2007 con l’ingresso di Andre alla batteria.

Quindi in meno di due anni siete arrivati all’esordio discografico di SALTANDO DENTRO AL FUOCO?
Giuseppe: A dir il vero ce lo portavamo dietro già da un pò; le idee e i pezzi erano già in fase di rielaborazione da prima. Abbiamo finalizzato tutto nell'ultimo anno, questo sì. Alcuni pezzi sono idee che Marco usava per il suo vecchio gruppo, altri sono idee mie mai utilizzate precedentemente: abbiamo messo insieme tutto e abbiamo cominciato a scrivere i primi 4-5 pezzi in questa maniera mentre gli ultimi 3-4 quando è arrivato Andre; tempo un mese ed abbiamo finito l'album.

Avete avuto difficoltà a trovare qualcuno che vi producesse e distribuisse il cd dato il periodo critico della discografia non solo italiana?
Giuseppe: Guarda, noi all'inizio quando abbiamo fatto il disco abbiamo cercato anche all'esterno; alla fine un gruppo di persone a noi molto vicino ha creato un'etichetta apposta. L'hanno creata per far uscire il nostro cd e quello di un gruppo di nostri amici, gli Aim.
Marco: Sono amici nostri nel senso che è gente con cui usciamo, con cui andavamo a provare insieme; alla fine l'etichetta ce la siamo creata perché comunque il disco l'abbiamo anche mandato a chi si occupa di produrre piuttosto che di distribuire, ma la risposta era sempre "ah, minchia ragazzi il disco è bellissimo, però noi non produciamo gente sconosciuta", quindi dopo circa un anno con risposte di questo tipo ci siamo detti "vaffanculo, ce lo produciamo e ce lo distribuiamo noi"! E a quanto pare sta andando abbastanza bene.


Legato a tutte queste noie organizzative magari s'aggiunge anche la difficoltà nel suonare dal vivo; anche dalle vostre parti in Brianza c'è questa difficoltà tutta italiana oppure avete avuto qualche facilitazione nel trovare palchi su cui suonare?
Giuseppe: Noi siamo fortunati perché abbiamo dei ragazzi che stanno lavorando tutti i giorni tempestando di e-mail e di chiamate i locali per cercare ogni data possibile. Il percorso nostro è stato quello di suonare ovunque, anche nei posti più piccoli e fuori mano facendo magari una ventina di date "brutte" per averne una "bella". Se non hai conoscenze funziona più o meno così all’inizio. La difficoltà non è trovare le date, ma è trovare l'ambiente, l'atmosfera giusta; noi abbiamo la fortuna ancora più grande di avere Alessandro come fonico che ci segue in tutte le date ed è una garanzia perché per esprimere bene la propria musica è fondamentale il suono, il fatto che si senta bene. In ogni caso la scena milanese sta perdendo i locali e la voglia di live. Credo sia un pò la ripercussione del fatto che i gruppi facciano fatica ad uscire.
Marco: Secondo me la crisi discografica dovrebbe far capire che, e l'ho sentito dire spesso, bisognerebbe investire sui live. Questo momento di stallo, se si vuole salvare la musica, dovrebbe finire nel senso che la gente dovrebbe capire che conviene/bisogna investire sugli eventi, quindi sui locali, quindi sui live, quindi su tutti quei gruppi che hanno qualcosa da dire anche a livello di messaggi e di aggregazione; non voglio dire come una volta perché non voglio fare il nostalgico, però se non si punta su questo oramai i dischi non si vendono più quindi o si muore o…

Il contatto per suonare a Le Piccole Iene come l'avete avuto?
Giuseppe: Grazie ai ragazzi del nostro booking. Per dirla tutta conoscevamo già il locale e ne avevamo sentito parlare ulteriormente in occasione della vittoria al Meeting delle Etichette Indipendenti come miglior live club italiano per il 2008. In precedenza io e Marco avevamo addirittura suonato come duo acustico nel 2007 ad Arona presso il ristorante che gestivano allora gli attuali titolari de Le Piccole Iene. Ci siamo conosciuti su myspace: loro ci hanno invitato perché gli era piaciuta Saltando Dentro Al Fuoco, noi ben sapendo che essendo un ristorante non si poteva far particolarmente casino abbiam preso la chitarra acustica e abbiamo trascorso una serata tra amici, mangiando peraltro da dio...
Marco: Per me è stato un gesto notevole perché quando qualcuno ti chiama dopo aver sentito un tuo brano on-line apprezzandolo è una soddisfazione che non ha prezzo. Purtroppo di norma non succede così: oggi come oggi bisogna chiamare continuamente i locali piuttosto che mandare loro e-mail come dicevamo prima e sperare di trovare un buco libero in cui suonare. Da lì, se tutto va bene e se si è piaciuti, si può sperare ed ipotizzare un passaparola tra i locali così da cominciare a girarli per una serie di date. Ascolta, possiamo far dire qualcosa a Davide? Ma qualunque cosa, eh?!

Ben volentieri!
Davide: Ciao! (risate generali - ndr)


Beh, un buon inizio, non c’è che dire. Parliamo allora di SALTANDO DENTRO AL FUOCO, non solo il brano che vi ha fatto suonare ad Arona, ma di tutto il cd omonimo.
Davide: Ehh…è bellissimo! Ci sarebbe tanto da dire su quest'album; innanzitutto abbiamo investito molto tempo nel costruirlo. A livello pratico, a livello di realizzazione siamo stati in studio in realtà un mese divertendoci un sacco e passando una settimana tutti insieme, impegni di lavoro permettendo, sotto la supervisione di Peppo. Lo abbiamo registrato a Bergamo al SuonoVivo. Penso sia stato un bel traguardo per tutti noi, in particolar modo per Marco che credo sia quello che ha messo più di suo sia a livello di tematiche sia di spunti per gli arrangiamenti i quali voleva rispecchiassero il più possibile ciò che andava interpretando. Che altro dire? Abbiamo fumato un sacco di sigarette e bevuto tanto buon vino!

Confermi?
Marco: Sì; ciò che volevamo tirar fuori da questo album era cantare i pezzi in italiano: incredibile (risate - ndr)!! C’è stata da parte mia una grossa ricerca dal punto di vista della scrittura, ricerca che è durata un paio d'anni. Quello che volevamo fare era una band di rock in italiano che però non fosse noiosa o mielosa, che non parlasse sempre delle stesse cose; volevo riprendere un pò il concetto punk degli anni '70, parlando di tematiche vicine alla gente o quantomeno non di cose come l'amore di cui sempre si parla, cercando di fare qualcosa più vicino al sociale. Spero di esserci riuscito. Una certa semplicità che c'è anche negli arrangiamenti è figlia di questa volontà.

Possiamo parlare di disco metropolitano?
Marco: Secondo me possiamo farlo anche se non viviamo a Milano, ma a nord di Monza, dove la metropolitana non arriva, però è una definizione corretta. Il discorso è questo: io sono convinto che l'ambiente in cui vivi ti influenza e ciò che ho voluto ad ogni costo fare nel disco è stato parlare della realtà che ci circonda, qualunque essa sia. Si può parlare di disco metropolitano perché è sì introspettivo, ma parla pure di ciò che sta intorno a noi, che poi sia Milano o la Brianza poco importa; l'importante era evitare di farsi solo seghe mentali.

Dai brani ascoltabili su internet ci si può fare un'idea di un sound vicino a Ministri e a Requiem For Paola P.: spiriti affini?
Marco: Requiem For Paola P. li conosciamo solo di nome; riguardo ai Ministri sì, ce lo dicono spesso. A me era piaciuto parecchio il loro primo cd anche se secondo me stanno peggiorando, qua lo dico e qua lo sottolineo (risate - ndr)… Però da che cosa, dalla voce, non so?

Dall'attitudine..
Giuseppe: Forse c'è un'attitudine molto grezza, molto live; loro per di più sono un trio quindi tutto ciò si sente anche maggiormente. Magari venendo dalla stessa zona il paragone arriva in ultima analisi più velocemente.

Cosa ci dobbiamo aspettare da una serata Grenouille?
Marco: Questa sera abbiamo una chitarra in meno perché mi sono rotto la mano quindi sarà qualcosa di un pò più scarno e punk. Solitamente si hanno i Grenouille: tanto bordello e neanche un pezzo lento!!

Andrea Barbaglia '10

fotografie recuperate in internet

Nessun commento:

Posta un commento