giovedì 13 gennaio 2011

DOVE COMINCIA IL SOLE
Pooh
- TRIO RECORDS - 2010

Per chi sta storcendo il naso nel trovarsi sotto gli occhi questa recensione in questi spazi, il suggerimento è uno solo: "ASCOLTA" prima di parlare! Maestoso, sinfonico, progressive: tre aggettivi che ben descrivono il primo album di inediti dopo la dipartita dalla band del veterano Stefano D'Orazio ai tamburi. Non sappiamo se questo addio fosse proprio necessario, ma di certo è stato catartico e produttivo se il risultato è questo splendido (semi)concept album. Si parte col botto: Dove Comincia Il Sole è una strepitosa suite di ben 11', qui suddivisa in due episodi, il primo cantato dai tre veterani della musica italiana e il secondo completamente strumentale, con la chitarra di Dodi Battaglia finalmente assoluta protagonista mentre i compagni di viaggio completano senza sbavature un brano destinato a resistere nel tempo. Liberi da schemi, liberi di osare, libere da logiche di mercato che ne hanno limitato la creatività, questi Pooh stupiscono non tanto per la bravura strumentale, mai messa in discussione, ma per la freschezza di suoni e per la tanto invocata resa rock, sempre troppo sacrificata anche in sede live negli anni passati, in nome di un pop ripetitivo e fine a sé stesso. Un pop che ora è invece brillante e di altissima qualità, senza sbavature: Fammi Sognare Ancora, affidata alla voce melodrammatica di Roby Facchinetti, è il vertice di questa poetica che, seppur delicata, non rinuncia a graffiare evitando così ogni caduta stucchevole. L'Aquila E Il Falco, con il suo introduttivo canto gregoriano recitato in latino, così come Isabel sono invece gli altri clamorosi esempi del nuovo corso rock: l'ottimo innesto di Steve Ferrone alla batteria rende solido e quadrato il drumming su cui le tastiere pompose di Facchinetti disegnano scenari immaginifici e da sogno che mettono a fuoco anche oniricamente gli impasti vocali simil Def Leppard e i testi, ora appannaggio del solo Valerio Negrini. Battaglia poi è il mattatore indiscusso e negli arpeggi acustici della toccante Reporter e nell'assolo finale di Vento Nell'Anima. Musica è un tributo alla vita on the road che la band ha scelto come proprio lifestyle da più di quarant'anni e Un Anno In Più Che Non Hai vede Red Canzian protagonista di un altro graffiante rock di stampo americano non privo di gradite asperità sonore sempre ad opera del tocco chitarristico di Dodi. Chiudere in bellezza a questo punto diventa un obbligo e la dichiarazione di intenti di Questo Sono Io centra il bersaglio dopo decenni. Finalmente.

Nessun commento:

Posta un commento