lunedì 21 marzo 2011

18-03-2011
- MASSIMO VOLUME live @ Bloom -
Mezzago (MB)

Imponenti e quadrati. Descrittivi e fascinosi. Dopo l'apertura math-rock, contaminata da una psichedelia a 360° ad opera dei promettenti Verbal, spiazzante opening band della serata, Emidio Clementi, Egle Sommacal, Vittoria Burattini e Stefano Pilia prendono posizione dietro ai loro strumenti.

Poche le parole rivolte al numeroso pubblico presente; tante, come sempre, quelle che si riversano come fiumi nelle canzoni, veri e propri quadri espressionisti tracciati sulle linee di basso di Clementi e ricamate dalle pennellate elettriche del duo Sommacal-Pilia, fotografie istantanee di un'età contemporanea che molto ha da dire, ma solo in parte riesce ad esprimere. La scaletta è a suo modo una sorpresa e perciò pure una delizia. Che i Nostri credano fermamente nell'ultimo loro album CATTIVE ABITUDINI è fuor di dubbio. E ne hanno ben donde: senza soluzione di continuità, ecco infatti fluire tutto il cd secondo l'ordine ormai da tempo mandato a memoria come la tracklist comanda, quasi fosse un mancato concept album di formazione. Robert Lowell è dunque apertura perfetta per far assaporare il nostro ritorno a Coney Island mentre Le Nostre Ore Contate si fondono, liquide, nel Litio, Tra La Sabbia Dell'Oceano, ultimo stadio di una incontaminata e solitaria libertà che precede la lucida follia umana.

Anche il pubblico capisce la cerimoniosità di questa serata, non limitandosi così a calorosi applausi e a qualche urlo di gradimento: partecipa piuttosto, assorto e contemplativo, sottolineando con la propria compostezza anche formale come ci sia totale comunanza di intenti tra quanto proposto dalla band e le sue aspettative, tra quanto pregustato precedentemente solo su disco e ciò che davvero richiedono e necessitano le centinaia di volti rapiti dalla poesia elettrificata materializzatasi su quel palco, ora illuminato a giorno, ora abbandonato ad affascinanti chiaro-scuri, prolungamento visivo delle inquetudini raccontate da Mimì. Si procede con Avevi Fretta Di Andartene e La Bellezza Violata; con Invito Al Massacro e Mi Piacerebbe Ogni Tanto Averti Qui, sospesi in un limbo sonoro fatto di lisergici appoggi di chitarra e taumaturgiche parole.

Quindi è il turno di Fausto, sicuramente il brano che ha saputo riaccendere le luci della ribalta sui quattro navigati musicisti in questo scorcio di nuovo millennio, ma che paradossalmente risulterà un pò sottotono in questa ottima serata, complice forse una sorta di impasto nel mix che lascia "sotto" gli strumenti di Egle e Stefano precludendone la naturale carica sonica, mentre un grintoso Clementi tuttavia ruggisce sicuro nel microfono. Via Vasco Da Gama è quel lucido viatico tanto atteso per la vorticosa e conclusiva In Un Mondo Dopo il Mondo, autentico tour de force per gli strumenti a corde, indispensabili attrezzi da lavoro tesi a ricostruire un ambiente altro. Si ascolta e apprezza così il lavoro strutturale di Egle che cede a Stefano le svisate rock, siano esse riconducibili poi al più classico suono di chitarra o alle sperimentazioni eseguite con l'archetto. A questo punto si avverte una prima quadratura del cerchio operata da quell'infallibile metronomo umano che diventa Vittoria quando è seduta dietro le pelli della batteria: tutto è compiuto.

Poi una prima discesa dal palco. Ma si tratta di un'istante, breve, interlocutorio. Richiamati infatti a gran voce per i bis con scroscianti applausi degni di situazioni teatrali che non fatichiamo a considerare confacenti per lo status della band, ecco presentarci i propri gioielli. Accolto da convinta approvazione, l'uno-due assestato con Il Primo Dio e Il Tempo Scorre Lungo I Bordi è il primo asso nella manica calato dopo la prima ora di concerto e scandito a menadito non soltanto dalle prime file, ma pure nelle retrovie. E così sarà anche per la formidabili Stagioni, tripudio di distorsioni e feedback, e Fuoco Fatuo, affilata lama rock conficcatosi nel cuore della gente quindici anni prima e lì ancora facilmente visibile ad occhio nudo.

Secondo bis e secondo estratto da DA QUI: l'evocativa La Città Morta è altro must della serata, tra le preferite di sempre e tra le più urlate di oggi, perfetto contraltare dell'adrenalinica Stanze, come sempre eseguita alla perfezione e in un crescendo che mette i brividi. Ancora l'esordio infine, per concludere: In Nome Di Dio viene così direttamente legata allo spasimo lancinante di Ororo, senza meta alcuna, ma col supporto dei fedelissimi ed irriducibili fans che attendevano da anni un tour come quello in corso. Perdonateci così se, abbandonata la sala principale, corriamo verso la nostra macchina con tutta la mia collezione di dischi come unico bagaglio. Era necessario per farci trovare pronti alla prossima occasione.

Andrea Barbaglia '11

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