martedì 5 aprile 2011

02-04-2011
- DON DILEGO live @ Pub 1340 -
Francavilla Bisio (AL)

Ennesimo tour italiano, il quinto se la memoria non ci inganna, per l'alternative folk rocker di New York che si concede questa volta ben un paio di settimane qui da noi godendosi pure l'inattesa botta di caldo primaverile di questi giorni. Ogni concerto è un pò a sé stante. Due le versioni in cui Don avrà modo di esibirsi infatti in questi quindici giorni: full band, con la collaborazione dei nostri Ruben Minuto, Luca Crippa e Alex Marcheschi, e in un lonesone duo con il solo Crippa. Noi scegliamo di raccontare la prima (con le fotografie della seconda) di tre avventurose serate a cui decidiamo di assistere, da un lato perché questa rappresenta il primo contatto diretto con l'artista, dall'altro perché l'ottima riuscita della stessa diventa il motore propulsivo che ci spinge a raggiungerlo nelle altre due occasioni nei giorni seguenti nonostante la loro non semplice dislocazione logistica. Francavilla Bisio regala a Don una manciata di devoti fan giunti apposta per ascoltare il suo già importante repertorio e magari qualche gustosa anteprima dei prossimi due cd in arrivo, stando alle parole del diretto interessato, nel corso dell'anno. Prendendo posto su uno sgabello, armato di una acustica e accompagnato dalla lap steel di Crippa, DiLego regala subito una brand new song, la malinconica Like A Ghost che, visto il vociare continuo di una parte del pub, assume una valenza ancora più straniante, con un DiLego davvero fantasma agli occhi di tanti distratti ascoltatori. E si continua sulla falsariga con la successiva Border Song: I thought the world was letting me down and leaving was just the simplest thing I found. Eppure gli applausi degli appassionati presenti in sala sono sinceri e già con la splendida Dreamin' il duo sul palco riesce a catturare l'attenzione anche di quanti sono solo lì di passaggio.

Per i palati fini ecco quindi giungere una preziosa cover: i Wilco sono difatti omaggiati con California Stars, brano originariamente scritto nella parte testuale da Woody Guthrie e inciso solo successivamente, per iniziativa della figlia di Woody, dalla band di Jeff Tweedy in collaborazione con Billy Bragg per l'album MERMAID AVENUE. Mentre il prezioso Crippa si sposta alla sua Gibson è già tempo per un paio di inediti: Television Sun ha il sapore della California più disincantata e sognante mentre Deal With The Devil viene temporaneamente accantonata per far posto ad Ol' Hank Williams eseguita in piedi su uno dei tavoli del locale probabilmente perché infastidito dal continuo parlare che rieccheggia in sala dagli spazi limitrofi. Nei minuti successivi si torna al disco d'esordio THE LONESTAR HITCHHIKER VOLUME 1 con Ohio Fight Song, si citano nuovamente i Wilco, questa volta con Forget The Flowers, e si recupera l'inedita Deal With The Devil dai forti accenti blues; quindi ecco la toccante dichiarazione d'amore all'amata di Chicago. Si alza il tiro con l'accattivante e divertente Radio Star, sicuro brano di punta dei prossimi live, mentre Ryan Adams compare tra le note e gli accordi di When The Stars Go Blue, ennesima cover della serata che pare in realtà essere stata scritta dallo stesso DiLego vista l'abilità con cui viene eseguita. Un sorso di birra, un'armonica a bocca, l'acustica e la steel guitar di Crippa: quattro ingredienti fondamentali per una sognante The Holiday che anticipa la nuova Here Comes Regular in una versione essenziale che ovviamente non prevede l'accompagnamento dell'affascinante voce femminile individuabile nella compagna di mille avventure, non solo musicali, Bree Sharp. La classicissima Dead Flowers, a quarant'anni dalla sua pubblicazione su STICKY FINGERS, vede on stage una terza chitarra, affidata all'autoctono Luigi che al Pub 1340 è talmente di casa a tal punto da essere "opzionato" da Don anche per recuperare un whiskey in attesa di completare la serata. Miss Louisa's Daffodils è il cameratesco brano da saloon; sulla nuovissima Last Call assistiamo ad uno stomp del solito Luigi, richiamato appositamente da DiLego e Crippa per l'accompagnamento umano.

Blue Avenue è un altra gemma nascosta mentre la mescalera The Vegas Man! è una febbricitante immagine di disperazione ed orgoglio. Ed arriva pure il turno dell'ottima Falling Into Space, in cui Don sbaglia inizialmente gli accordi per poi ripartire però più carico che mai riuscendo nel difficile intento di far cantare tanto la sua chitarra quanto il manipolo di astanti rimasti ad applaudirlo. Arrivano le richieste: At The Texaco sarebbe stato un errore non suonarla, così, nonostante la gola sempre più secca e disidratata del suo autore, diventa non solo il ventunesimo brano in scaletta, ma addirittura uno dei momenti più alti della serata che sembra non volgere mai al termine. Don è infatti felice per le vibrazioni e l'interazione con il pubblico che a questo punto si sono raggiunte e concede ancora una manciata di repliche. Due cover innanzitutto. Una rallentatissima e alternative version di Wild Boys, sì, sì, proprio quella dei Duran Duran, lascia tutti di stucco per l'eccezionale trasfigurazione che una chitarra acustica e una steel guitar riescono a farle ottenere; quindi un'intensa Rocket Man con Elton John rivisitato e corretto quasi fosse un esponente, un pilastro, un padre fondatore della corrente ormai tranquillamente riconosciuta come Americana anche qui in Italia e in modo tale da tenere ancora viva l'attenzione di tutti dopo ormai due ore di concerto. A New Road che in origine apriva il già citato THE LONESTAR HITCHHIKER VOLUME 1 spetta il compito di concludere la serata. Siamo solo alla terza data del tour and we want more. Gallarate e Brescia sono nel mirino. Don al tavolo con noi per un drink.

Andrea Barbaglia '11

le foto presenti sono state scattate c/o l'ottimo Pepe Nero di Gallarate (VA) il giorno dopo questo live report. Ringraziamo il buon Igino Palazzi per l'accoglienza e la cordialità.

Un link al seguente post è presente qui: http://www.facebook.com/dondilego?sk=wall

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