giovedì 28 aprile 2011

CANZONI DA SPIAGGIA DETURPATA

CANZONI DA SPIAGGIA DETURPATA
Le Luci della Centrale Elettrica
- La Tempesta - 2008

Non c'è una sola data che sia una all'interno del booklet, in copertina o sul retro della stessa, quasi a voler significare di come dopo il tanto atteso 2000 nulla abbia davvero avuto un ruolo significativo nel quotidiano, nel vissuto, nello scorrere del tempo come invece acadeva nel secolo scorso. O forse, più semplicemente, di date non ce n'è perché dopo ripetuti ascolti si ha la netta consapevolezza di come ci si trovi di fronte ad un evergreen, ad un Manifesto senza tempo seppur estremamente radicato in questo primo decennio che, al momento della sua uscita, sta per volgere al termine. Il demo che precedeva l'esordio di Vasco Brondi conteneva in nuce tutti gli elementi che Giorgio Canali, qui in cabina di regia e alle chitarre elettriche, ora mette in bella copia. Dove ciò non significa accomodanti patinature per compiacenti vetrine radio-televisive. Semplicemente uno sguardo contemporaneo disincantato e a cuore aperto. Lo sappiamo. Si parte con la drammatica Lacrimogeni per quietarsi un istante dopo con la sognante polveriera de Per Combattere L'Acne. La processione periferica che tra lamiere abbandonate e potenzialmente salvifiche conduce alle Sere Feriali ci obbliga a porre attenzione ai gatti con l'AIDS e a tutti quei passanti che gettano i cervelli da un cavalcavia mentre la Generazione Zero rincorre tir & trip, friabile com'è. Desolato e desolante lo scenario descritto in Stagnola con il Maestro Canali a disegnare nello spazio linee e divagazioni sonore a mò di protezione da attacchi esterni di fronte all'intimità sciupata e intima che Brondi descrive. Avanti di questo passo, tra una miseria e l'altra, arriviamo alla rabbia urlata di Piromani, summa e lancinante punto di partenza del lavoro, sorretta e accompagnata dalle chitarre acustiche di Vasco e da quelle sempre più determinati del suo mentore, esperto e saggio sovversivo punk. La Lotta Armata Al Bar è l'ennesima impietosa protesta contro una classe sociale intontita, anestetizzata, disinniscata sì dall'alto, ma pure dalla propria accidia. Altra tappa obbligatoria in questo percorso è quella vissuta dall'alto della collinetta a rimirare La Gigantesca Scritta COOP, titanico totem di una precedente età dell'oro ormai andata irrimediabilmente perduta con tutta l'innocenza che era in grado di sprigionare. Apocalittici suoni elettrici introducono la cruda Fare I Camerieri prima di spegnersi in una paurosa distorsione rimescolata nel finale, preludio all'inferno di Produzioni Seriali Di Cieli Stellati. La chiusura tuttavia spetta a Nei Garage A Milano Nord, l'episodio testualmente forse meno ricco, ma che ha il pregio di omaggiare su di un tappeto sonoro tagliente il Rino Gaetano meno consolatorio de Il Cielo È Più Blu. Poco più di mezz'ora per disintegrare dalla periferia tutti i dogmi, i falsi moralismi, i perbenismi dell'Impero. Un Vasco di cui oggi si sentiva davvero la mancanza.  

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