domenica 10 aprile 2011

MISANTROPICANA
Piet Mondrian
- Urtovox - 2010

Dopo un frugale ascolto al singolo Apocalippo risulta fin troppo facile accostare a tutta prima il duo tos'ano che omaggia nel nome l'importante pittore olandese appartenuto al movimento artistico De Stijl agli ormai disciolti The White Stripes: chitarra e voce (impostata) lui, che risponde al nome di Michele, batteria e voce (melodiosa) lei, la giovanissima Caterina. Più interessante e costruttivo è parlarne con una maggiore cognizione di causa, ascoltando il loro cd per intero, cogliendo sfumature e assaporandone il climax. Si parte su una base pop porno con un o yeah! e lascivi mugugni vari che fanno un inconsapevole omaggio ai mai dimenticati Green Jellÿ di House Me Teenage Rave, ma Report 1 è molto di più: le onde sonore prodotte da un theremin fantasma rendono estremamente fascinoso un brano già di per sè accattivante mentre Michele invoca Gino Strada affinché invii qua in Occidente le inutili mine antiuomo disseminate in Afghanistan ritenute più strumentali nello sterminare i fascisti, gli anziani ed i menefreghisti vista l'impossibilità di salvaguardare il mondo e la foresta amazzonica! Il kazoo è protagonista della successiva Boogie Woogie, un particolare e sarcastico banchetto luculiano in cui una abbondante dose di ironia serve a farci digerire le portate elencate in un contesto sempre piuttosto critico rispetto agli standard di vita dell'uomo contemporaneo. La già citata Apocalippo è una bomba ad effetto immediato che cresce sempre più, ascolto dopo ascolto. Altro momento davvero notevole è l'eterea, ma poco sognante visto l'argomento terreno trattato, Lascia Perdere le cui note di tastiera (Amari? Chi ha detto Amari?) affidate a Caterina, voce principale che come negli altri episodi sempre si intreccia al 50% con quella di Michele, ci lanciano sospesi nello spazio più mellifluo della mente, dove i propositi e le idee nascono, ma non sempre trovano poi il loro corrispettivo sviluppo concreto nella realtà. Si torna al garage rock minimalista con l'ironica Ho Votato Lega, un Bugo ancora privo di Joe Valeriano, ma sempre in possesso di un lucido e tagliente sguardo contemporaneo, lo stesso che torna nella disillusa Un Corpo prima di qualche accenno prog affidato al flauto traverso di Beatrice D'Elia in Credo Che L'Uom' Per Natura Sia Così, dall'indovinato dinamismo Sixties/Seventies che fa pure molto Calibro 35 (Una Notte Al Casinò). Venti secondi di frammenti sonori tratti da trasmissioni televisive dozzinali esemplificano all'istante parte della trattazione presente ne Il Chiacchiericcio Da Cortile, melanconica sociologia quotidiana del XX e XXI secolo. Bianconi che canta con Ginevra Di Marco sembra comparire in Forse Questo È Amore e i The Zen Circus danno il loro contributo "spirituale" in Humphrey Bogart. Dogma, così essenziale eppure incisiva, chiude un disco che è davvero un must. Ah sì, è l'album d'esordio, scusate se è poco. Il gruppo più politico che c'è oggi in Italia? Possibile. Agnostici? Forse. Rivoluzionari? Magari. Bravissimi? Certamente!

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