mercoledì 22 giugno 2011


SECONDO
Vittorio Cane
- Innabilis - 2008

A volte prendiamo un abbaglio. Fastidioso, inopportuno, accecante. Proprio così ci apparvero gli istanti iniziali dell'esibizione surreale di uno sconosciuto e stralunato Vittorio Cane a cui assistemmo, in apertura al redivivo Edda, una sera d'inverno di qualche anno fa, con un bel -2 fuori all'aperto e una birra ghiacciata in mano. Fortunatamente l'abbaglio di cui sopra dura giusto lo spazio di un secondo per cui, poco dopo, la vista torna lucida e la mente cancella l'attimo di smarrimento. Allo stesso modo accadde quella sera a chi scrive queste righe. I primi minuti di smarrimento lasciarono infatti spazio ad una maggiore concentrazione che permise se non la comprensione totale dei brani proposti, un "retrogusto" dolce, che invogliava ad approfondire quanto i nostri occhi avevano visto e le nostre orecchie udito. Recuperare il cd è stato così d'obbligo. Quello tra le mani è proprio il SECONDO album rilasciato da Vittorio dopo l'esordio omonimo di tre anni prima; come suona? Suona pop; non convenzionale, ma pur sempre pop. Arriva da Torino Vittorio, e con sè porta la lezione di un cantautorato tanto disincantato quanto ironico, ingrigito forse un poco dallo smog sabaudo, eppure brillante e scanzonato che molto deve al migliore Rino Gaetano e al Vasco Rossi prima maniera per mood e passionalità, seppur su toni meno accesi. Il singolo Domenica, con le sue noie quotidiane e l'onnipresente farfisa, è un ottimo esempio di quanto appena detto, condito da una leggerezza di fondo che non guasta mai e che animerà tutto il lavoro. Anche gli episodi più confidenziali come Dipendente che, dopo una intro scratchata, viaggia col suo basso funk sui binari tracciati dal Battisti di fine anni '70 e il Bugo di mezzo non ancora contaminato dal rock e dalla dance, beneficiano infatti di questa apparente indolenza. Ottimo il duetto con Mao (sì, quello della Rivoluzione) in Ci Proverò, ballata estremamente catchy, difficile da disimparare e anzi, già pronta per essere cantata in compagnia su qualche fantomatica spiaggia caraibica o, più realisticamente, nel retro di qualche furgoncino. Le stonature vocali di Cascafaccia e L'Ermetico (quest'ultima omaggio a Luca Carboni? Pare di sì) fanno a tutta prima storcere il naso, e non solo ai puristi del bel canto; ma è ancora una volta questione di luccicanza. Al secondo, terzo ascolto paiono a tal punto perfette che una interpretazione relativamente più pulita come quella offerta nella emozionante Torno Su sarebbe stata fuori luogo, forzata e poco convincente. Amara e intensa, Mille è forse la perla nascosta del lotto, quella in grado di conquistare anche gli scettici, coloro i quali potrebbero aver già tacciato di eccessivo lo-fi la musica fino ad ora ascoltata. Il chitarrino disco funky della sognante Quassù cita ancora il Battisti di IO TU NOI TUTTI seppur contaminato da estemporanei campionamenti e dal supporto di Simona Palumbo e Giulia Carnevali ai cori. L'intermezzo strumentale di Intervallo anticipa l'approssimativo hip hop di Ci Credo Ancora  e l'elettronica non finita di Ti Do Qualcosa che per quanto episodi a loro modo unici in tutto il cd, ben si amalgamano con le composizioni fin qui ascoltate e le ultime in arrivo. All'appello mancano ancora lo smarrimento descritto nella corale Spersi e i pigri fastidi presenti in Around. Chiusura affidata alle profezie di Remo Remotti che tesse un elogio all'amichetto suo Vittorio Cane. In attesa che venga conferito il premio Nobel a questa bizzarra accoppiata di poeti, animatori di cose belle, intelligenti e passionali noi programmiamo il lettore sulla funzione repeat, pigiamo il tasto play e ci rilassiamo sull'amaca della terrazza.

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