martedì 15 novembre 2011

INNERSELF SURGERY
Laser Geyser
- Tannen Records - 2011

Un treno lanciato a folle corsa su sferraglianti binari instabili, malfermi e sghembi. E due macchinisti. Uno alla batteria, l'altro alla chitarra. Questo, in ultima analisi, il nuovo 7 pollici dei bolognesi Laser Geyser, tra reminescenze garage e grinta emo-core. È un vinile estremamente ritmico, in cui anche le linee vocali presenti sia nello sfogo à-la Who di Innerself Surgery sia in Silver Strawberry For A Bullet, quest'ultima dal camuffato retrogusto cathedral-sabbathiano, ma con gli Stooges ben in testa, regalano una spinta propulsiva affinchè l'anima punk dei loro esecutori venga sempre più fuori, asciugando e scarnificando il più possibile la loro proposta sonora. Che si fa, numericamente parlando, assai ben più consistente con l'acquisto della medesimo disco in formato digitale. Da due brani si passa infatti ad un totale di tredici, andando a ripescare, per i neofiti, tanto lavori che raccontano e delimitano ulteriormente il raggio d'azione di Cangio e JJ, quanto vecchie hits. Da intendersi non nell'accezione di canzoni di successo, ma come veri e propri colpi, proiettili sparati neanche tanto a salve addosso all'ascoltatore, con l'intento di scardinarne l'atavica scarsa propensione ad un ascolto attento e appassionato. Ecco dunque Super Voids, con Cangio novello Perry Farrell alla guida di un proto punk scartavetrato; e il Johnny Rotten di inizio carriera uscito a braccetto per un drink analcolico con Speedo, direttamente dagli ormai defunti Rocket From The Crypt, in una quadrata Useless Crash. Ted Sad accenna una maggiore stratificazione e articolazione sonora, per quanto lo consenta la formula del duo, con riferimenti alla Alice Cooper band di fine anni '60 e ancora sotto l'ala protettiva di Frank Zappa. Sempre in tal senso, una nota di merito va alla strumentale Forzier mentre l'esplosiva Throat Miners, primo singolo in carriera per il duo, e qui accompagnato dalla b-side Scorpio Rising, è un travolgente frullato  non avendo peraltro nulla da invidiare a formazioni d'Oltreoceano ben più celebrate come gli ottimi Sponge. E potremmo andare avanti così all'infinito con Dust Tiger, Deathfuck, Slap You e Grass Snake Vertigo. Ma c'è pure dell'altro, come la dilatazione psichedelica di Carcharodan Carcharias, mutevole camaleonte sonoro in cui confluiscono ossessioni post rock e memorie proto punk su deliranti liriche spigolose e necessarie propulsioni melodiche. Policromie musicali e visuali, come la tavolozza di colori esplosi di getto nella nebulosa (iperspaziale?) presente in copertina; la stessa velocità con cui le schegge dei Laser Geyser viaggiano  e si propagano contemporaneamente nell'aere, partendo tanto dalla piastra per i vinili quanto attraverso la tecnologia dell'i-Pod. It's only rock'n'roll (but I like it)!

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