lunedì 5 dicembre 2011

03-12-2011
- SELTON live @ Palazzo Granaio -
Settimo Milanese (MI)

Galvanizzati dall'ascolto metodico di un bel disco come BANANA À MILANESA in cui fanno sfoggio i camei del grande Enzo Jannacci e degli irresistibili Cochi e Renato, dopo una precedente tappa nell'hinterland milanese a cui non riuscimmo a partecipare l'estate scorsa, questo sabato sera è l'occasione giusta per non farsi scappare il quartetto brasiliano di stanza in Italia ormai da qualche anno. I Selton sono infatti, nuovamente, l'attrattiva principale della serata dopo i già buoni risultati portati a casa nelle precedenti esibizioni organizzate in quel di Settimo Milanese. Prima di loro due cover band. Arriviamo che sul palco stanno ancora suonando i Nest e un assolone di Stratocaster ci investe insieme ai volumi altissimi di tutta la band. Il sestetto ha portato con sé una nutrita schiera di amici che lo supporta anche dalla zona divani lungo tutta l'esibizione, via via fino all'ultimo brano proposto e ha reso conviviale l'atmosfera del locale mentre noi, già proiettati a chi si avvicenderà sul palco, cerchiamo di individuare i Duebarratre nelle cui fila suona Ernesto Ghezzi, storico collaboratore di Max Pezzali. Di contro, intercettiamo due Selton, Ricardo Fischmann e Daniel Plentz, intenti a salutare alcuni fans. Il cambio palco rivela una sorpresa: questa sera Ghezzi ed Enrico Santangelo, il batterista, hanno dato forfait per cui saranno i soli  Gianmarco Trevisan e Francesco Buonomo, muniti come sempre di chitarre acustiche, ad intrattenerci prima degli attesi headliner. La serata scorre liscia, ma senza particolari picchi emotivi. Il pubblico sembra comunque gradire. Noi attendiamo. E l'attesa è ben ripagata.

In un battibaleno i Selton conquistano la scena. La scelta di aprire le danze col trittico
Be Water, Non Lo So e Passero, tutti tratti dal loro secondo omonimo album, è decisamente azzeccata. Poche note, grandi armonie vocali e il gioco è fatto: diceva il baronetto Jagger che per quanto si trattasse solo di rock'n'roll la cosa lo garbava e pure molto. Qua non siamo propriamente dalle parti dei Rolling Stones; le chitarre graffiano, ma accarezzano pure e si sintonizzano su un sound estremamente beatlesiano, riveduto e corretto da una scrittura portoghese riadattata in italiano grazie alla supervisione testuale del nostro Dente. C'è padronanza dei propri mezzi e una semplicità di esecuzione che affascina e cattura all'istante. Melodie irresistibili e riff semplici per una ventata di allegria contagiosa. I belgi lo sanno e avanzano sotto il palco accompagnando la musica con balli, cori e qualche birra di troppo, più per il loro fisico che per lo spettacolo che inconsapevoli "regalano" da questo momento fino a fine serata. Gli stessi Nest, defilati, seguono inizialmente con attenzione (i Duebarratre non pervenuti) quanto viene suonato on stage poi si fanno spazio sotto il palco e il Granaio diventa un piccolo sambodromo rock.

Canção Inteligente è la prima divertente sorpresa in omaggio a Cochi e Renato che suscita, se mai ce ne fosse bisogno, una ulteriore risposta positiva da parti di tutti. Lo sparuto gruppetto di brasiliani, giunto per il concerto dei loro compatrioti, abbandona uno dei tavolini occupati e si lascia coinvolgere dal ritmo. Seguono l'ironica Per Favore Dica Il Suo Nome e la discesa pentatonica nel noir de Il Segreto Di Pedro, con tanto di kazoo. Colpisce il drumming secco e quadrato di Plentz, autentica macchina del ritmo su cui in pochi scommetterebbero a prima vista, più per il pugno nell'occhio che la mise non propriamente sobria indossata (se qualcuno ricorda gli Afterhours del periodo GERMI sa di cosa si sta parlando) ci riserva. João Telegrafista è sempre commovente, tanto in italiano quanto in portoghese; Eu Vi Um Rei, altro classico targato Jannacci e riadattato per l'occasione, non può mancare neppure questa sera. Terza cover, ma d'Oltreoceano. Happy Together dei Turtles è un tripudio, con gli amici belgi ormai decisamente a casa loro, tra cori e fiumi di birra. In
Across The Sea Ricardo racconta la storia (autobiografica?) di un pirata diviso tra un tranquillo amore e la vita avventurosa coi suoi compagni di scorribande in giro per il mondo. Io Voglio Cambiare, cantata invece dal poliedrico Daniel, ora anche alla chitarra solista dopo essersi scambiato di posto con Ramiro e col rapido passaggio alle tastiere di Fischmann, vede l'agognata conquista del palco da parte di un belga, invitato on stage dagli stessi Selton per suonare il tamburello quale ringraziamento concreto per il supporto dimostrato in questa e in altre serate.

Tornati tutti ai propri posti è il riconoscibilissimo basso di
Vengo Anch'io (No Tu No) a far smuovere anche i più restii al ballo (e non stiamo parlando degli amici fiamminghi), col kazoo nuovamente a colorare di sound tropicalista l'ennesima perla della Canzone italiana. Gli ultimi freni inibitori si sciolgono con la gettonata A Hard Day's Night, cavallo di battaglia dei brasiliani ai tempi delle cover beatlesiane con cui si fecero conoscere in Catalogna e, di riflesso, pure qua in Italia tramite Fabio Volo che, qualcuno ricorderà, li volle con sé per il suo programma tv Italo-Spagnolo in onda qualche tempo fa su MTV. Ma non divaghiamo oltre che intanto ci stiamo perdendo la festa, i bagordi e l'inattesa Paperback Writer: ...it's party time in Milan!!! Poi, ancora storie di mare, con Nuoto Nuoto E Niente Più che consente finalmente a tutti di tirare un poco il fiato pur continuando a diffondere grinta e sincera passione tropical-rock. Qui ha termine la prima parte di un concerto davvero coinvolgente, caldo e partecipato. Gli applausi non si sprecano e sono tutti meritati. Qualche belga che ormai abbiamo imparato a conoscere festeggia con l'ennesima birra. E visto che il vibe è quello giusto, anche il ritorno in pubblico dei Selton è immediato.

La raccolta Io Vorrei, brano posto in chiusura del loro secondo omonimo cd e inserito quest'anno nella colonna sonora de I Soliti Idioti attualmente in programmazione nelle sale cinematografiche, è eseguita in maniera leggermente diversa che in studio: Eduardo e Daniel si occupano infatti di due cowbells, Ramiro è all'ukulele e, come i suoi compagni, ai cori mentre a Ricardo spetta il compito di intonare il testo e accompagnarsi alla chitarra. Nella orecchiabile Astronauta Netturbino dire che si sfiorano divagazioni progressive è un azzardo, ma qualche deriva psichedelica c'è, specie negli intermezzi di tastiera, come sempre appannaggio di Flischmann. Per completare la festa nel miglior modo possibile la band di Porto Alegre scende dal palco e armata di tamburello, chitarra acustica e maracas si porta tra gli spettatori, ormai parte integrante dello show, e intona un nuovo omaggio ai quattro baronetti di Liverpool: è Lady Madonna, seguita a ruota dalla richiestissima Ob-La-Di Ob-La-Da, a raccogliere tutto il pubblico rimasto, unendo Brasile, Italia e Belgio in un abbraccio multicolore, espressione concreta del tanto sbandierato villaggio globale che spesso solamente la musica sa però realizzare. Questa volta è proprio finita. Almeno per oggi. L'affabilità con cui ci si ritrova a scambiare due parole con questi simpatici "carioca della Bovisa", mentre il dj set del locale alza i propri volumi, giunge a coronamento di quanto abbiamo visto e ascoltato. E non siamo gli unici a farlo. Ecco come, una volta ancora, il rock si dimostra linguaggio universale, capace di parlare a tutti in qualunque latitudine ci si trovi. Avviandoci verso casa mandiamo una volta ancora a memoria questa lezione.

Andrea Barbaglia '11

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