giovedì 1 dicembre 2011

CAVALLI
Fast Animals and Slow Kids
- Ice For Everyone - 2011

Che bella l'irruenza dei giovani in musica. A briglia sciolta, senza freni. Ecco, è qui che sta il punto. Da anni si cerca, oltre ad una giusta e adeguata promozione per chi se lo merita, un ricambio generazionale che stenta ad arrivare. Non che manchino proposte nuove e con gli attributi per poter dire la propria, al pari di mostri sacri dalla carriera avviata e divinità rock costrette da un istupidimento culturale globalizzato al limbo del mercato discografico. Purtroppo però stentano ad emergere. E più sono giovani più, se hanno qualcosa da dire, annaspano nel mare di reality e "talent" show vari. Sembra, pare, si vocifera, che il vento stia cambiando, ma sappiamo pure che in preda ad una tempesta marina il naufrago, nonostante tutti gli sforzi con cui tente di resistere, è costretto a soccombere ed affogare tra i flutti. I Fast Animals and Slow Kids urlano. Urlano da una scialuppa di salvataggio tutta la loro foga, la loro rabbia e il loro ardore, testimonianza viva della loro esistenza. Devono aver gridato forte se per loro son scesi in campo Andrea Appino dagli Zen Circus e Giulio Favero di ritorno ne Il Teatro Degli Orrori, per portarli in sala di registrazione prima e nuovamente in tour dopo. Qualcuno li ha già visti nelle ultime settimane in apertura proprio alla già citata band toscana. Qualcun altro se li ricorda sempre in tour tra Perugia e i paesi limitrofi qualche tempo fa. E se il demo d'esordio è stato un semplice companatico prima del debutto ufficiale che abbiamo tra le mani, ciò che stupisce è la navigata foga espressa proprio on stage, fatta ora scorrere all'interno delle undici tracce registrate presso il Sam World Studio di Lari. C'è dunque tutto l'irrispettoso prurito post adolescenziale mescolato alla carica dirompente della provincia italiana che da sempre molto ha offerto alla causa del rock; un vibrante e impertinente assalto frontale a chi vuole incautamente pararsi di fronte. Furia hardcore e labor lime: un connubio riuscito. Nervi ti esplode in mano con una dichiarazione di intenti (quello che io vedo lo percepisco mio / quello che io tocco è solo rat-tat-ta-ta-tà!) che programmatica non è; Mangio è altrettanto quadrata, ma più declamatoria e..."supercristiana". Cioccolatino mixa elegantemente Linea77 e System Of A Down; nel poderoso carrarmatorock di Lei troviamo i The Death Of Anna Karina con l'attitudine di One Dimensional Man e Black Flag mentre nella malandrina Copernico ritorna incredibilmente, attraverso l'amalgama delle voci, il fantasma dei primi, fieri, Tiromancino, quelli di INSISTO per intenderci, quelli del secolo scorso, quelli del pre-boom commerciale, quando la sperimentazione era di casa. Qua sono Aimone, voce, chitarra e futura rockstar, e il Bit, batteria e cori, a spartirsi i microfoni, ma la quadratura del cerchio non sarebbe stata trovata senza la benedizione del basso pulsante di Jacopo (Pontefice) e la chitarra del mite e compulsivo Alessandro. Un poco di Ministri in Collina. Poi ancora crossover mexicaneggiante in Organi e rimandi Sixties in , quasi una costola degli attuali Verdena. Chiude la poesia di Guerra, introdotta da un pianoforte lontano, ma decisivo. Lasciate che il talento corra, come dicevamo all'inizio, a briglia sciolta. Per una volta libero davvero.

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