mercoledì 25 gennaio 2012

24-01-2012
- MANZONI live @ Magnolia -
Segrate (MI)

Se c'è una band che nello scorso anno è stata in grado di mantenere alte le aspettative promesse dalla loro produzione discografica è quella che ha scelto un nome altisonante per distinguersi, sinonimo di Cultura ed eccellenza italiana non solo dalle Alpi alla Sicilia, ma pure in tutto il mondo. Nella capitale meneghina il Manzoni è addirittura di casa. A due passi dal Teatro alla Scala, dietro Palazzo Marino, in via Moroni, ha sede l'omonimo museo ubicato proprio nell'abitazione in cui l'autore de I Promessi Sposi dimorò fino al giorno della sua morte. Ma non del solo Alessandro si ha memoria in città e all'estero. Un suo omonimo, probabilmente più trasversale, ha rinnovato i fasti di tale illustre cognome nella prima metà del secolo scorso. Ed è proprio Piero, peraltro parente alla lontana dello scrittore, il Manzoni cui la band veneta capeggiata da Gigi Tenca rivolse un giorno il proprio sguardo e decise di omaggiare anche nel tratto grafico, con quella "O" volutamente maiuscola in quanto sintetica espressione di stupore ed estatica meraviglia. Purtroppo nei mesi passati i ManzOni sono stati messi a dura prova da fattori esterni che con la Musica e l'Arte poco hanno a che vedere, ma ai quali non ci si può sottrarre se la vita ti chiede un suo personale tributo. Concerti interrotti e date posticipate gridano così vendetta in questo inizio di 2012.

La prima occasione utile dopo lo stop forzato diventa perciò una fredda serata infrasettimanale al Magnolia, una di quelle denominate dagli organizzatori "Milano Brucia", in cui i patavini sono giustamente headliner questa sera dopo l'ottima figura al Magnolia di inizio giugno; con loro, il poliedrico teatrino disturbato di Musica Per Bambini e, in apertura serata, i quasi esordienti Le Fate Sono Morte, freschi di presentazione del primo ep. Piatto ricco, variegato e sostanzioso dunque. Ma sono i ManzOni l'indiscussa nostra priorità perciò, cosa c'è di più benaugurante e ritemprante quest'oggi se non vedere il sempre tenace Tenca aggirarsi negli spazi del locale sorseggiando solitario un buon bicchiere di birra? La scelta è di non avvicinarlo, per pudore e per stima; avremo sicuramente tempo più tardi, lo sappiamo. Ora, piuttosto, chissà a cosa starà pensando, in che modo si starà preparando interiormente per questo nuovo ritorno sul palco? Nel raggio di pochi metri compaiono poi gli altri componenti della band. Riconosciamo alla spicciolata un po' tutti: da Ummer Freguglia a Fiorenzo Fuolega passando per Carlo Trevisan ed Emilio Veronese. Sì, siamo pronti e carichi. Al bancone Manuel Bongiorno, fac totum dei Musica Per Bambini.

L'attesa per l'esibizione manzOniana viene riempita dalle bordate grunge degli anacronistici Le Fate Sono Morte, senza dubbio quadrati, ma ancora comprensibilmente acerbi. Sono da poco passate le 22:30. Piace suonino ciò che a loro piace. Al cambio palco è Fuolega ad avvicinarci; chiama Tenca e in un attimo è già tempo di risate e calorose pacche sulle spalle sotto la supervisone degli altri compagni di band. Nessuno vuole però distrarsi. Alle nostre spalle sta per cominciare infatti lo show nell'Anno Ultimo Animale di Musica Per Bambini. Manca solamente il dio delle nevi evocato nell'antica Preghiera Delle Palle Di Neve poi la scolaresca al seguito del trio Bongiorno-Montesissa-Mansi sarebbe davvero al completo. Tra sconfinamenti nell'assurdo e contaminazioni freak, dissertazioni filo(il)logiche e lezioni scemtifiche, il metateatro da cui si viene rapiti per un periodo di tempo difficilmente quantificabile ci catapulta in una dimensione atemporale che fa parecchi proseliti tra i giovani discepoli attratti dalle caleidoscopiche meraviglie proposte dal magister alla lavagna. Nuovo cambio di stage. Sul Frog ci attendono tre chitarre, una batteria e una guida. È già tempo di imbarcarci su 
L'Astronave, con la sensazione che tutto quanto capiti davanti ai nostri occhi sia necessario e magico insieme.

Pochissimo, quasi nullo il dialogo con il pubblico. Ma tante le affinità elettive con ogni singola parola recitata, cantata e raccontata dall'indistruttibile Tenca il quale nella successiva
Ho Paura rivela il lato fragile di ognuno di noi di fronte all'imponderabilità del Destino, avanza slanci di vitale titanismo ante litteram, replica lo stupore davanti al Mistero. Nel persistente clangore metallico prodotto da loop e riverberi è la naturale teatralità di Gigi a prendere il soppravvento e regalare il quid artistico necessario ad elevare la band. Ogni suo minimo movimento, ogni sua più piccola oscillazione sono necessari. Emblematico l'arresto conclusivo della sua figura che, riconquistata la posizione eretta, ma a capo chino, lascia la ribalta a Trevisan impegnato qui a distorcere quel poco di elettronica suonata. L'intercambiabilità dei ruoli porta negli istanti successivi a far riemergere dalla retrovie Fuolega, il cui posto dietro alle pelli viene preso dallo stesso Carlo, mentre Veronese è già passato all'acustica. Note d'amore e sogno provengono da Scappi; il ricordo lontano di gioie e felicità vagheggiate e vissute un tempo torna attuale, ma ormai consunto dagli anni e dagli eventi.

Nelle sorprendenti immagini conclusive ("è da un anno che proteggo dalla rabbia di mosche cattive quel che resta del nostro amore ...una scatola di Mon Chéri con la ciliegia ormai rinsecchita ...che non ti ho mai potuto dare") il malinconico quadro d'insieme viene riscattato dalla delicata apertura finale ("...se la vuoi... è qua… è per te..."), vagheggiato tentativo di nuovo inizio per amanti lontani. Toni malinconici anche nel sofferto Natale minimo raccontato in Ray Moon
che vede l'ennesimo avvicendamento strumentale della serata, con Veronese subentrato alla batteria per liberare nuovamente Trevisan alla chitarra. Un'impennata di potenza sonora arriva sulle note della concitata Fuori Stagione: quattro-chitarre-quattro e la voce di Tenca al servizio di un rock abrasivo e di rottura che non conosce ostacoli, poderoso ed indignato, sarcastico e sincero. Un lampo, un tuono. Si procede su questo registro, con Trevisan una volta ancora a dettare il tempo, lungo i sentieri tracciati dalla martellante Tu Sai. Freguglia e Fuolega scaricano sofferte note elettriche che erigono un muro di suono intenso, stratificato, granitico. Tenca è una forza della natura: mulinando l'aria tra i due chitarristi vive ed esorcizza l'accorato dramma personale.

Due inediti.
Scusami e La Strada anticipano atmosfere e tematiche del nuovo album ormai prossimo alle stampe. Poesia suburbana e contemporanea. Caproni e Ciampi musicati da C.S.I. e P.G.R. insieme per un ipnotizzante uno-due mozzafiato, da applausi. Pochi questi ultimi, solo perché chi è rimasto in sala è in numero inferiore ai cinquanta minuti lungo cui s'è sviluppata la performance. Pochi, ma rumorosi con una richiesta del bis che diventa, dopo i tempi bui, una piacevole e rinfrancante necessità; la certezza di aver colpito il bersaglio al centro. Gigi, galvanizzato dalle parole di incoraggiamento, e intento a scegliere l'ultima perla del suo canzoniere da regalare al pubblico, riesce finalmente a sciogliersi in una imprecazione dall'inconfondibile accento veneto suscitando l'ilarità generale mentre scartabella tra gli appunti rimasti sul palco. All'ultimo salta così la programmata A Lei, Di Lei per far posto alla nuova ed emozionante In Fumo, encore sullo scorrere del tempo che immobile va, dedicato al padre. Visibilmente emozionato, al termine dell'esecuzione Tenca riesce solo a pronunciare un sentito "Son... sono contento..." venendo circondato dall'abbraccio fraterno di tutti al momento dei saluti. Scende dal palco, si schermisce e ringrazia ancora. Nella vigna della vita anche noi quest'oggi ci sentiamo un poco ManzOni.

Andrea Barbaglia '12

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