domenica 4 marzo 2012

MAD, BAD, DEAD

MAD, BAD, DEAD
Bungalow 62
- autoproduzione - 2012

Il percorso musicale di Paolo Forlì è quantomeno insolito. Vagamundo di professione, con un vissuto sempre in continuo movimento tra gli Stati Uniti e l'Irlanda, tra la Francia e la Thailandia, approda nel 2010 alla realizzazione di un lodevole debut album in collaborazione con Mattia Coletti, noto sperimentatore sonoro già al fianco di collettivi alternativi come Polvere, End Of Summer e il Damo Suzuki's Network. Con questo secondo album una volta ancora autoprodotto il nostro Bungalow 62 continua a ritagliarsi un proprio piccolo, ma importante spazio all'interno di quell'isola felice che pare essere il cantautorato autosufficiente scelto anche da altri giganti invisibili come Tiziano Sgarbi alias di Bob Corn. È una musica che viaggia in bassa frequenza, rilassata e carezzevole come la brezza primaverile che ci soffia tra i capelli durante un lezioso pomeriggio trascorso indolentemente all'ombra di una quercia.  È musica che scorre sottopelle. Nel meriggiare pallido e assorto, presso un rovente muro d'orto. Sì, Eugenio Montale sarebbe probabilmente sorpreso nel ritrovare in MAD, BAD, DEAD una sonorizzazione per le sue poesie. E proprio come ossi di seppia gli otto episodi che lo compongono non hanno la tracotante pretesa di raggiungere chissà quale altra e alta dimensione, di elevare a rango di divinità il suo autore, ma rivolgono il loro sguardo al quotidiano, a volte misero, spesso buffo, costantemente sorprendente. Sempre con voce sussurrata, Paolo Forlì regala all'ascoltatore piccoli riquadri di lacerante bellezza formale, nonostante la registrazione casalinga che tuttavia nulla deve invidiare rispetto a ben più celebrate produzioni internazionali. Un merito ulteriore da ascriversi al lavoro di Bungalow 62, dunque. Centellinate pennate e misurati arpeggi di chitarra acustica tracciano solchi profondi di onirica suggestione. In casi simili i titoli hanno solo una funzione puramente nominale; il flusso perpetuo della musica alimentato da note e parole rivela una propensione ad un'opera unitaria che si sviluppa in un continuum volutamente istintivo, quasi irrazionale. Le atmosfere folk sparse in questa breve mezz'ora di poesia cristallina colorano il muto colloquio fra l'uomo e le cose, momento di sospensione magico e alienante in cui il quotidiano sembra essersi volutamente arrestato per fare spazio ad una analisi minuziosa dei suoi particolari. Dal taglio internazionale, la seconda opera di Forlì si merita giustamente l'attenzione degli addetti ai lavori a cui spetterebbe in casi come questo di vincere la sfida atta a premiare presso un pubblico più ampio e sicuramente attento gli sforzi e le visioni dell'antico compagno di giochi di Mr.Massimo Volume Mimì Clementi. Da San Benedetto del Tronto uno sguardo altrove. Per muovere oltre quella muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

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