giovedì 6 dicembre 2012

BLACK SHEEP
Gli Sportivi
- Flue Records - 2012

Se è destino che nell'album di esordio di una band finiscano tutte le influenze coltivate da tempo, nel caso de Gli Sportivi non c'è che l'imbarazzo della scelta. Il repertorio del duo veneto composto da Lorenzo Petri (chitarra, voce, berrettino) e Nicola Zanetti (batteria, smorfie, trovate goliardiche, "Nick Merenda") si presta infatti a parecchie soluzioni, per quanto, di base, affondi le proprie radici tecniche e metodologiche nel sempre ricco bignami degli anni '70. Il tutto declinato alla luce delle progressive rivoluzioni sonico-sonore culminate con l'esplosione del fenomeno noise-grunge di cui la precedente band di Petri e Zanetti, i The Last Days Of Disco, già si fece portabandiera in laguna nell'ultimo lustro. Registrato presso lo Studiobeat2 della natia Venezia e masterizzato a Los Angeles tra le pareti del nuovo studio di Howie Weinberg, uno che negli anni presso i gloriosi Masterdisk di New York si è occupato indistintamente tanto di Sonic Youth, Nirvana, Hüsker Dü, Red Hot Chili Peppers, Soundgarden e Smashing Pumpkins quanto di Aerosmith, Beastie Boys, Jeff Buckley, White Stripes, Pantera, Tom Waits e molti altri ancora lasciando la sua impronta su decine di album storici, BLACK SHEEP è il primo titolo italiano sulla strada per la scalata al campionato mondiale dei sorprendenti pesi palooka. La capacità di lavorare ai fianchi è ben espressa dall'uno-due messo a segno con il buon singolo Gimme Gimme Your Hand e la successiva I'm A Cop nelle quali affiorano presto la sfrontatezza garage di MC5 e 13th Floor Elevators così come gli insegnamenti ricevuti da Jack e Meg White durante le notti passate ad allenarsi in una footballistica estate tedesca. Man mano che si procede nell'ascolto i toni si fanno sempre più spigolosi e hard-iti, in una sequenza di colpi ad effetto: l'esplosivo montante di monolitico blues della potente I'm Going To Mexico fa seguito al gancio portato dalla fiammeggiante Talking About e al diretto ben assestato dalla insistente foga sonica di Go Back. A ben guardare è sempre e solo rock'n'roll con qualche influenza power pop di derivazione Sixties (si veda l'ultima traccia citata poco sopra) e tanta, tanta adrenalina come solamente una chitarra elettrica distorta è capace di generare ed amplificare, tra rumorosi feedback e affilati riff. Certo, bisogna anche saperla usare. E Petri sa il fatto suo. Tutto il lavoro trasuda Dinosaur Jr e Nirvana. Cobain, già "resuscitato" nei precedenti episodi, ha modo di comparire pure nell'intro acustico di How Does It Feel, poi sviluppata su linee armoniche care a Billy Corgan, e nell'ottima nonché conclusiva Commit Suicide. Il sound di Seattle torna in auge ripartendo dall'Adriatico a quasi venti anni dal prematuro funerale sulle rive del Wishkah. Ci aggiunge colore e l'estro di due musicisti tutt'altro che depressi. Canzoncine dal negozio di souvenir del Vaticano, cantava qualcuno nel secolo scorso. In attesa del colpo del KO finale, atteso nel corso dei prossimi anni, Joe Palooka sarebbe fiero di voi Sportivi. E voi di lui, ovviamente.
 
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