sabato 1 dicembre 2012

MUSTERI HINNA FÖLLNU STEINA
Enrico Ruggeri / Elio Rosolino Cassarà
- Neverlab Avant - 2012

Innanzitutto sgombriamo il campo da facili equivoci. Avete letto comunque bene: il disco in questione è un progetto assai interessante che vede tra i suoi titolari un certo Enrico Ruggeri, uomo di musica e amante della sperimentazione. Ma non si tratta dell'ossigenato leader dei Decibel, né del pluripremiato cantautore fiancheggiato dagli effervescenti Champagne Molotov lungo tutti gli anni 80; tantomeno deve essere confuso con il trionfante rocker sanremese di Mistero o con il conduttore televisivo di alcuni programmi Mediaset. Quel camaleontico Enrico proprio in questo periodo è peraltro affaccendato a raccogliere i frutti del suo Non Si Può Morire La Notte Di Natale, secondo giallo della carriera, capace di unire in positivo la critica come solo in parte hanno saputo fare i suoi ultimi lavori in studio di registrazione. Questo Ruggeri è un altro. Non un replicante. Non una nuova incarnazione dell'amico di Peter Pan. Neppure l'ennesima sfida lanciata dal protagonista di tanti Rock Show. Questa, semplicemente, è un'omonimia. Un'omonimia bizzarra e salutare. A qualcuno la sigla Hogwash riporterà alla mente un quartetto bergamasco dedito ad un indie rock potente e dilatato, capace di cambi di atmosfere e suoni avvolgenti. Loro frontman e chitarrista era proprio il qui presente Ruggeri che, dopo alcuni anni di oblio, complice anche l'estinzione della band madre, decide ora di tornare a far sentire la sua voce riconducendola al silenzio formale, ma abbracciando sonorità non meno convenzionali rispetto al passato che possano sopperire attraverso la loro esecuzione a questa mancanza. Al suo fianco il pittore siciliano Elio Cassarà. Poi un pianoforte minimalista, una birra e un synth. Manipolate digitalmente, decine di registrazioni sul campo prendono così vita, si amalgamano e restituiscono un percorso algido fatto di lunghi passi ambient, prolungate ramificazioni cristalline, oniriche e spettrali. Fragili. Impersonali. Un viaggio si compie, eppure tutto resta immobile. Si scava in profondità dentro sé stessi, ma il risultato è il più delle volte una raggelante linea piatta sullo schermo dell'oscilloscopio cardiaco. Ci si pone all'ascolto di frequenze cui l'orecchio umano non presta attenzione. Il vuoto assordante nel tempio delle pietre cadute (Musteri Hinna Föllnu Steina) rimbomba e rivela l'orrore della Catastrofe, di un non-mondo dopo il mondo. Katla, Eisen, Krvavi Obred e Olja, sono sfacettature di un prisma sopravvissuto all'estinzione che trova completamento con le successive ossessioni in bassa frequenza di Muto Carme, Svarti Hringurinn, Lauthnitha, Kobold e Snaefellsjökull. Nel mezzo uno spartiacque rappresentato da Die Dämmerung, passaggio obbligato e al contempo nuovo principio per una nuova realtà all'umanità preclusa. Nuovi codici. Nuove possibilità. L'orizzonte non si vede eppure c'è. Quante vite avrei voluto...
 

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