giovedì 10 gennaio 2013

BEAUTIFUL BUT EMPTY
Kafka On The Shore
- La Fabbrica - 2013

Uno degli indiscussi vantaggi che l'ormai addormentato Villaggio Globale è stato capace di generare è la facilità di entrare in contatto con realtà a volte anche estremamente differenti rispetto ai propri luoghi di origine. Certo: tecnologia, modernità e progresso scientifico non possono comunque dimenticare il ruolo non meno determinante che il Fato ha poi avuto nel(lo s)combinare gli eventi; ma siamo altrettanto sicuri che anche solo una ventina di anni fa una formazione variegata come il combo dei Kafka On the Shore avrebbe potuto muovere i primi passi non solo all'interno del panorama musicale, ma già solo nella vita di tutti i giorni? Con molta probabilità la risposta sarebbe negativa e oggi saremmo stati privati di un riuscito disco di esordio capace di porsi a metà strada tra le sperimentazioni di uno sghembo rock europeo e le scorribande sonore più lisergiche e calde di stampo americano. Il "disco dei due mondi" allora? Ancora no, ma se i KOTS sapranno mantenere le promesse di questo BEAUTIFUL BUT EMPTY sapremo da dove tutto ha avuto inizio. L'italianissimo Vin(cen)z(o) Parisi, l'americano Elliott Schmidt, il teutonico Daniel Winkler e il chitarrista Freddy Lobster pescano in egual misura tanto dal passato quanto dal presente della musica mondiale per condensare in tre quarti d'ora un viaggio nato sull'asse Berlino-Palermo con base logistica in quel di Milano. Un'avventura nata quasi per gioco, una scampagnata fuori porta dai risultati bizzarri che premiano l'ascoltatore dopo i primi istanti di smarrimento di fronte alla tavolozza di suoni usata dalla band. Si respira entusiasmo a pieni polmoni fin dalla prime note di Berlin, originale omaggio alla capitale di quello stato che ha dato i natali sia al biondo cantante-chitarrista Elliott sia al batterista Daniel. Un quadro multicolore, eclettico e bizzarro come le modulazioni, ora cavernose ora acide, della voce del giovane Schmidt, che trovano nella psichedelia della mini-suite Walt Disney i binari giusti per essere veicolate. D'un tratto ci si trova catapultati al Moon Palace in compagnia di Bob Dylan mentre Adam Duritz con la sua enfasi sincera pare rassicurarci offrendoci un gradito drink. Le tastiere di Lost In The Woods han quel non so che di Litfiba d'annata, ma shakerato con chitarre post punk e voce nasale à-la Tom Petty per un inaspettato connubio tra passato e presente; così come Airport Landscape che riesce a fondere una attitudine futurista al volo e atmosfere indiavolate più contemporanee. Le stesse peraltro presenti nell'eterea Venus, ossessiva disamina condotta in compagnia della sempre riconoscibile Chiara Castello, più volte ascoltata nei 2Pigeons e, prima ancora, con i Museo Kabikoff. Se a tutto questo aggiungiamo l'ottima digressione Sixties di Lily Allen In Green con quel suo impagabile e nervoso retrogusto acido, ci si può accomodare felici alla tavola degli ormai disciolti R.E.M. per mangiare un piatto caldo di zuppa Campbell's in compagnia di Robert Smith ed Andy Cairns. Poi se qualcuno vuole può pure distrarsi con la signorina in copertina...
 
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