martedì 8 gennaio 2013

IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO
Elio Petri
- Cura Domestica - 2013

Ostico e di non facile assimilazione. Così si presenta IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO al suo primo ascolto. E, per dirla tutta, al secondo, al terzo, addirittura al quarto passaggio nello stereo la situazione non cambia. Cosa c'è che non va? Paradossalmente nulla visto che nel frattempo, riflettiamoci, lo stiamo ascoltando una sesta, poi una settima e un'ottava volta ancora; senza sentire l'esigenza di toglierlo dall'impianto hi-fi che, in fin dei conti, pare voler monopolizzare in maniera testarda e beffarda, parimenti a quanto fatto in ambito grafico da questa capretta che, rielaborata, ci fissa impertinente dalla copertina. Di chi è quella voce morbida che, mai sopra le righe, descrive con spunti e riflessioni concrete un mondo in cui allegoria e quotidiano convivono fianco a fianco? No, non è quella di Elio Petri, cineasta romano noto ai più per i successi di pubblico e critica legati a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e al successivo La classe operaia va in paradiso, scomparso prematuramente nel 1982 alla vigilia del mai avviato Chi illumina la grande notte. Dietro un monicker così prestigioso si cela piuttosto il temerario Emiliano Angelelli, giornalista e oggi cantautore a tutti gli effetti il quale dopo il discreto successo del precedente NON È MORTO NESSUNO, nato a nome eliop(e)tri dalla collaborazione con "il cane di Ulan Bator" Matteo Dainese, ha saputo rinnovarsi trovando nella partnership con Daniele Rotella, amico di lungo corso, coproduttore del cd e frontman dei The Rust and The Fury, la chiave di volta per la registrazione del nuovo lavoro. Con il sostegno di una sezione ritmica affidata a Michele Turco e Andrea Leonardi e con il contributo puntuale della new entry Alberto Toti alla chitarra gli Elio Petri sono cresciuti e si sono aperti al mondo. Il carattere tradizionale della loro proposta rock vive di chiaroscuri essenzialmente ripetitivi e circolari, capaci di tratteggiare in maniera penetrante e mai didascalica una sorta di travaglio esistenziale riversato con graffiante caparbietà nelle note prodotte. L'elenco sorprendente di Blues, ritmato dalle stesse parole che compongono il testo più ancora che dalla musica minimale su cui sono innestate, è l'ennesima trovata di un disco che dopo il racconto spiazzante di Vipera, le notturne atmosfere della languida Mascella, quelle evocative della splendida Alga e il tris con Teho Teardo, chiamato a realizzare una manciata di chitarre per la dimessa invettiva de Il Disprezzo e le seattleiane Bruco e Ti Farò Soffrire, evoca con la conclusiva Capra Astrale mondi apparentemente lontanissimi, fatti di sabbie bianche e pensieri di fosso su cui il mai scontato Marco Parente, altro protagonista indiscusso di quel Rinascimento musicale verso il quale anche gli Elio Petri aspirano, mette il proprio sigillo. Un disco anomalo, forse ancora imperfetto. Eppure capace di sorprendere per la sua ostinata capacità di farsi ripetutamente ascoltare e suscettibile di continue aperture a nuovi possibili arrangimenti in corso d'opera durante i futuri live della band. Un passo avanti nella direzione giusta.
 
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