martedì 26 marzo 2013

1991

1991
Bad Black Sheep
- Valery Records -

Correre a ritroso nel tempo è un esercizio di stile che viene facile ai vicentini Bad Black Sheep. Il qui presente debutto per la Valery Records avviene dopo un paio di ep che già avevano fatto intuire negli anni passati il potenziale del giovanissimo trio formato nel non lontano 2006 dal chitarrista Filippo Altafini e dalla robusta sezione ritmica con il vizio del canto affidata al lungocrinito Teodorico Carfagnini e al biondo Emanuele Haerens. Ora, accumulata la necessaria esperienza che solo il contatto diretto con il pubblico dei concerti sa dare e grazie ad una produzione in cabina di regia affidata al veterano Sandro Franchin, uno capace nella prima metà degli anni '90 di contribuire in qualità di sound engineer ai successi nazionali tanto di Vasco Rossi, Enrico Ruggeri e Timoria quanto a quelli di Gino Paoli, Ivano Fossati e Paolo Conte, senza tralasciare la parentesi estera con Sade e Simply Red, è giunto il momento di tracciare una linea di demarcazione con il passato, che sia punto di partenza da cui muovere verso nuovi traguardi professionali e occasione di crescita formativa. In un vortice sonoro capace di centrifugare Nirvana, Ministri e Finley emergono idee chiare e buona padronanza dei propri mezzi; l'urlata opener 1991 (ma anche splendida ghost track acustica posta in chiusura di lavoro), scelta come primo singolo del cd, risveglia la mai sopita tendenza del power trio vicentino a porre l'accento su drammi e contese internazionali che ne hanno caratterizzato, seppure indirettamente, la crescita come esseri umani. "Il 1991 è l'anno in cui siamo nati tutti e tre. È un numero palindromo ed è anche l'anno in cui è iniziata la guerra in Iraq. Nei nostri 21 anni di vita e di telegiornali i conflitti in Iraq e in tutto il Medio Oriente ci hanno sempre accompagnato." E hanno accompagnato anche tutti noi, spettatori il più delle volte colpevolmente pigri e consapevoli; immobili perché sufficientemente privilegiati da vivere Altrove. Eppure i tempi bui erano già allora dietro l'angolo: Non Conta accampare ora scuse o tacciare il proprio vicino di scarsa lungimiranza. Nella accorata preghiera pacifista della già nota Didone c'è il rilancio, la supplica, il riscatto, la volontà di scindere il Bene dal Male, senza più far ricorso ad allettanti compromessi di confine. Bisogna correre ad un'Altra Velocità, la stessa che movimenta l'irruenza punk'n'roll di Mr Davis sulle frequenze di Radio Varsavia. I Cult di Ian Astbury e Billy Duffy rieccheggiano nelle trame chitarristiche di Fiato Trattenuto, felice rock ad alto voltaggio capace di lasciare il segno allo stesso modo della new wave latina che pervade la mistica Igreja de S.Maria, dalle inaspettate atmosfere care agli iberici Heroes del Silencio. Solo la punkeggiante cover di Cuccurucucu non convince in questo contesto, non tanto nella forma, comunque un po' stereotipata, quanto nella sostanza, a discapito del pur buono, e fin qui forse inesplorato, spirito adolescenziale messo in luce dai BBS. Non siamo affatto 1000 Miglia Sotto La Norma, ma di certo qualcosa potrà cambiare in meglio se gli sforzi dei vicentini verranno premiati. Non ci vuole molto altro. Pensieri semplici, familiari, a tratti anche elementari. Del resto Flaubert ce lo ha insegnato: la semplicità è tutto. 

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