giovedì 6 marzo 2014

MOOSTROO

MOOSTROO
MOOSTROO
- autoproduzione - 2014

Da Jabberwocky a Mostruosus Trio. Questa la naturale mutazione artistica di Dulco Mazzoleni, Franz Pontiggia e Igor Malvestiti. Un viaggio sotterraneo nelle cavità misteriose delle terre orobiche alla ricerca di quell'energia primaria capace di rivitalizzare attraverso la tensione elettrica idee e fermenti operosi mai sopiti. Pochi mezzi, ma grande caparbietà per un nuovo progetto robusto e senza fronzoli, roccioso nella sua essenzialità. Ancora più credibile che in passato perché non snaturato da contaminazioni esterne, ma anzi, in un certo qual modo, protetto da quei monti e quelle valli presso cui non è affatto raro imbattersi ancora oggi nei pastori bergamaschi, cani duttili e versatili dal temperamento equilibrato proprio come la band che l'ha scelto a mo' di mascotte per la copertina del proprio cd d'esordio. Il cantautorato sghembo di Mazzoleni, solo in parte emerso nei lavori con il supercombo degli Jabberwocky, i cui trascorsi riemergono trasfigurati attraverso la rivisitazione sgangherata e scoppiettante de Il Prezzo Del Maiale, ben si sposa alle trame semplici di matrice punk ordite dal duo Pontiggia-Malvestiti in collaborazione con Stefano Gipponi direttamente da Le Capri a Sonagli. Quelli che emergono sono racconti di provincia in lo-fi, narrati per fissare anche in musica le deformità dei piccoli centri e di chi li vive in questo preciso momento storico (Valzerino Di Provincia). Luoghi fatti di una operosità a volte eccessiva, incontrollata, senza requie: mostruosa appunto. Anomalia moderna della vita umana contemporanea, senza rimedio immediato, ma per la quale la soluzione potrebbe concretizzarsi nel restare sempre vigili e nel non abbassare mai la guardia. Di fronte a chi o a cosa? I MOOSTROO si approcciano a questa ricerca con una essenzialità quasi francescana: una chitarra classica elettrificata, un basso a due corde e una batteria ridotta all'osso, in un misto di sacralità e rumore pagano che nasce dalle viscere, si ripercuote nelle membra e fa vibrare i corpi. Spetta poi alla musicalità delle parole (l'angelo sterminatore di Underground) e delle canzoni (Mi Sputo In Faccia) trovare la chiave di volta per colpire i cuori degli ascoltatori. Ballate crude, bastonate rozze. Pochissima post produzione. Echi di Tim Hardin anche negli alpeggi lombardi per la canzone dell'amor psichedelico perduto (LPS) e tonanti rintocchi amorosi nella transumanza emotiva di Bacio Le Mani. In parte assimilabile ai più scanzonati Zolle e con qualche reminiscenza dei corregionali Sakee Sed come il singolo Silvano Pistola rivela, il "mostruoso trio" spende le proprie energie offrendo spunti di riflessione e di critica nei confronti dell'ordine costituito anche quando pare semplicemente razzolare tra apparente ironia e beffardo sarcasmo. Questo in fin dei conti è proprio il sale della terra. Lo stesso cantato a Correggio e dintorni, ma qui un po' più prossimo alla realtà.
 

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