giovedì 13 marzo 2014

THE HOUSEBOAT AND THE MOON

THE HOUSEBOAT AND THE MOON
Federico Albanese
- Denovali - 2014

Non di rado capita che quando un musicista mette tutto sé stesso fra le note della propria musica il risultato finale sia quanto di più personale sia possibile ottenere. Accade così che ci si trovi di fronte ad un artista spogliato da qualsiasi orpello promozionale, che senza timidezza rivela la propria essenza e dona completamente la propria anima, nudo - metaforicamente parlando - di fronte all'ascoltatore. Ci si trova perciò al cospetto della quintessenza di quell'essere umano che senza timori e falsi pudori, ma pur sempre con un velo di timidezza, ha voluto rivelare sé e la sua visione del mondo a quanti vorranno e sapranno ascoltare. La musica prende dunque il sopravvento sull'uomo, ne comunica con partecipazione emotiva gli stati d'animo ed elimina qualsiasi barriera linguistica per fare i conti direttamente con il proprio vissuto. Ciò che resta è una sensazione di trasparenza e verità ultima che trascende il compositore e spiega l'inquietudine a cui è soggetto l'uomo contemporaneo. È quanto capita anche con il cinematografico debut album di Federico Albanese, la metà maschile dell'affiatato duo La Blanche Alchemie condiviso con la compagna Jessica Einaudi, che approfittando della (temporanea?) pausa dalla band madre ha modo di focalizzare l'attenzione su quel pianoforte da cui venne folgorato in tenerissima età e che ora diventa assoluto protagonista del disco premiato dalla produzione di casa Denavoli, prestigiosa etichetta tedesca di musica sperimentale con un occhio di riguardo per la classica. Contemporanea e contaminata. Supportato da un Uher Royal Deluxe, tape recorder tedesco del 1969, capace di catturare in analogico tutte le sfumature e le imperfezioni dello strumento, Albanese traccia sul pentagramma, con dovizia e cura di particolari, note che evocano luoghi e territori fantastici rivelando scenari senza tempo. Attraverso un suono nordico (il giovane milanese da anni risiede a Berlino) implementato da loops, vibrafoni e glockenspiel THE HOUSEBOAT AND THE MOON contempla e pone in essere arrangiamenti radicali eppure plastici, fluidi, come se in realtà non fossero le mani e i piedi a guidare tasti e pedali, ma direttamente il pianoforte che, risvegliato dal torpore, prendesse vita e animasse Albanese. La visione che scaturisce è sfaccettata; sono tredici microfilm quelli che si susseguono nei cinquanta minuti abbondanti di quest'opera prima, uno per ogni episodio strumentale che la compone, tutti tesi a sviluppare in un quadro di insieme infinite possibilità interpretative e di narrazione, trovando nel violoncello di Arthur Hornig (sostituito in Carousel 1 dal prezzemolino Mattia Boschi da Novara) una perfetta corrispondenza capace di diverso dinamismo, ma di uguale passione. Un connubio armonico che, tessendo una fitta trama di reciprocità a Disclosed, arricchisce l'incanto di Beside You e Double Vision, amplifica l'articolata Secret Room in cui fa capolino il fagotto di Burak Ozdemir, gioca col moto perpetuo di Sphere fino ad inondare di luce propria Lichtung. Traspare grande pathos in tutto questo; una magia malinconica come quella sottesa alla meccanica Queen And Wonder che si ripete dolce e lieve per raccontare una realtà irreale con la stessa passione e partecipazione agli eventi cui apparentemente solo Albanese, in prima battuta, poteva aspirare. Una alchimia nuova, segno di immedesimazione e trasporto emotivo per tutti noi. Cullati dalle acque, guidati dalla luna.
 
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