mercoledì 9 luglio 2014

DISGUISE OF THE SPECIES

DISGUISE OF THE SPECIES
Glass Cosmos
- autoproduzione - 2014

Non c'è che dire. Alta qualità per i Glass Cosmos. Fin dalla copertina sembra abbastanza evidente che nulla sia stato lasciato al caso dal combo nato sulle ceneri dei Cheap Mondays. Quando mai trovi infatti una band che al disco d'esordio decide di affidarsi ad un quadro di Magritte per veicolare anche visivamente la propria musica? Rielaborato graficamente dall'amico Alessio Caglioni, bassista dei corregionali Last Fight, il pesce-sirena tratto da L'illusione collettiva è, nelle intenzioni della band bergamasca, lo specchio dei tempi in cui si riflette l'atteggiamento di molti giovani artisti, o più verosimilmente presunti tali, che pur di ottenere una fugace visibilità nell'immediato e, come si suole dire, "ballare anche una sola estate", rinunciano ben presto ad approfondire e sviluppare il lavoro sulle proprie abilità ricercando nel rintronante tepore del calderone mediatico il consenso effimero, l'applauso mondano, l'ossigeno corrotto per restare a galla un istante ancora prima di venire risucchiati dal gorgo dell'oblio permanente. Cambiare per non cambiare mai. Una metafora del nostro quotidiano, presto estendibile a molte realtà dell'agire umano. A questa mancanza di progettualità a lunga gittata rispondono con tutte le loro forze la voce di Frankie Bianchi, la chitarra di Florian Hoxha e il basso di Francesco Arciprete che, in compagnia dell'ultimo arrivato Matteo Belloli alla batteria, si prodigano nella realizzazione di un lavoro potente e spumeggiante insieme, per nulla facile alle lusinghe superficiali e al consenso temporaneo, ma piuttosto ben radicato nella appartenenza ad un contesto di spessore, lontano dalle mode del momento e che mal si coniuga con le trattazioni sbrigative. Con una eterogeneità di fondo che in questi casi non guasta mai, l'esplosione di energia rilasciata dalla sfavillante Milestone ci fa capire che i tempi della passata esperienza musicale sono pressoché finiti - fatta eccezione per il retaggio indie rock molto British di A Slim Pixie, Thin And Forlorn, titolo preso in prestito da una lirica contenuta nell'oscura Crowds dei Bauhaus - mentre si staglia all'orizzonte una riuscita miscela di hard (It Won't Be Long Till Dawn, Redemption Is A Pathway To Nihilism) e vorticosa "new noise wave" (l'introspettiva O Tempora, O Mores, il singolo Chrono) consolidata da ariose melodie pop che toccano il loro vertice nell'utopica Libreville e nella visionaria New Shores. Una naturale attitudine emo, condita da fiammate post punk, completa (e distorce) poi il tutto. Con cognizione di causa e determinazione. Se davvero crescere significa mettersi in discussione, accettare critiche, scambiarsi idee, confrontarsi i Glass Cosmos fissano con DISGUISE OF THE SPECIES la pietra angolare su cui poggiare ogni successiva mossa alla ricerca di quella espressività sincera che rifugge maschere e camuffamenti, rivela passioni oscure, ma ardenti e libera l'individuo. Il sacro fuoco dell'Arte insomma. Il principio che espone il fine. Per essere e non per apparire.

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