venerdì 11 luglio 2014

WAVEFOLD

WAVEFOLD
The Whip Hand
- Rock Contest Records/Strawberry Records - 2014

Discepolo della new wave più scura e claustrofobica il giovanissimo trio pugliese dei Whip Hand ha incantato i giurati dell'edizione 2013 di Rock Contest, riunitisi lo scorso dicembre presso l'Auditorium Flog di Firenze, senza essersi prefissati alcun altro obiettivo che non fosse quello di suonare per il gusto di suonare, davanti certo ad un pubblico diverso rispetto al solito, ma proprio per questo magari anche più ricettivo. Di certo ugualmente attento. Per raggiungere questo scopo a Toni, Gianni e Francesco sono bastate una batteria minimale ridotta all'osso, una Fender Jaguar come molte ce ne sono in giro e un basso senza troppe pretese. Queste le armi impugnate con apparente freddezza, ma consapevole dedizione fin dalle eliminatorie fiorentine. E questi gli strumenti con cui sono soliti esibirsi ancora oggi con estrema disinvoltura nei piccoli club di provincia. Alla base una naturale predisposizione all'impegno e al sacrificio, disillusi dai roboanti proclami dell'ormai sempre più collassante music biz e rassicurati dal riscontro degli addetti ai lavori. Collante necessario per la buona riuscita del progetto, di cui WAVEFOLD rappresenta un primo punto di arrivo concretizzatosi grazie ai meriti espressi sul palco della manifestazione organizzata e promossa da Controradio, è una comune eccitazione per tutto ciò che è musicalmente gravitato attorno all'orbita della Londra post punk a cavallo tra fine 70's e prima metà degli 80's e che già si era materializzato nel promettentissimo ep MIST autoprodotto inseguendo un sogno: emanciparsi da ogni tipo di limitazione contingente rivendicando le proprie passioni. Like there is no tomorrow. Andando così ad attingere a piene mani nelle serrate cavalcate dark wave e post punk di fine secolo, tra suggestioni emotive e pulsante rabbia interiore mutuate da Southern Death Cult, Cure, primi U2 e, giusto per restare in terra toscana Neon, Diaframma e primissimi Litfiba, i Whip Hand si tuffano nell'ipnotico vortice sonoro di feedback e marzialità a cui hanno sempre guardato. Qui coadiuvati dai sintetizzatori manovrati da Vincenzo Zingaro, nella stanza dei bottoni del mitico Larione 10 in compagnia di quel Sergio Salaorni che non ha certo bisogno di presentazioni, hanno modo di mettere in bella copia anche i pezzi più datati come A, Like Water e Arm per quello che risulta essere un propedeutico viaggio sonico nel passato iniziato in un'epoca ancora precedente e, data la sospensione evocata anche dalla brevità dei titoli scelti, senza tempo. Basso lineare sempre ben in vista (Try, Lost), voce cupa e ansiogena lievemente effettata e chitarra mai invadente, ma presente: la ricetta sembra semplice, ma non è affatto così scontata. Il pericolo di cadere in un inutile manierismo è infatti sempre dietro l'angolo; un rischio evitabile solo quando le coordinate non sono studiate a tavolino, quando non si teme la caduta e non si ragiona in quell'ottica. Una eventualità presto fugata quando in gioco si mettono forze diverse che necessariamente trovano un linguaggio comune, all'apparenza anche meccanico, con cui comunicare e trasmettere emozioni. Basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo.

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