giovedì 18 settembre 2014

METROMORALITÀ

METROMORALITÀ
Adolfo Dececco
- Zelda Music/Warner - 2014

Arriva dall'Abruzzo il nuovo cantautorato metropolitano della porta accanto. Sono passati ben otto anni da quel promettente esordio che aveva rivelato il talento di Adolfo Dececco nelle ballate rock blues di  O SI SCRIVE O SI CANTA. La manciata di canzoni che l'allora giovanissimo studente universitario alla San Raffaele di Milano scelse per promuoversi fa ora il paio con un nuovo capitolo discografico più maturo nei suoni e nelle intuizioni liriche. Senza premeditazione alcuna e immersi nel fiume sotterraneo della musica popolare i dieci brani che vanno a comporre METROMORALITÀ continuano in parte il discorso intrapreso con la prima prova in studio sulla lunga distanza. Rispetto al passato, se da un lato qui tutto accade in maniera più centrata e definita allargando prospettive di scrittura e arrangiamento, dall'altro non si è affatto perso il gusto per una disamina pungente e sarcastica del quotidiano che ci circonda. La disincantata title track è illuminante in questo senso. Dececco si trova infatti sempre a suo agio quando si tratta di raccontare e raccontarsi, mettendo a nudo sé stesso e la propria generazione attraverso storie di ordinaria semplicità provinciale come quella alla base della furba Touchscreen. Con una backing band comprendente fra gli altri ora la sezione ritmica dei Musici di Francesco Guccini - oggi al servizio dell'ex Nomadi Danilo Sacco - ora i collaboratori più stretti dei fratelli De Gregori, con la supervisione artistica di due vecchie volpi della musica come Vince Tempera e Guido Guglielminetti, il cantautore pescarese affonda il dito nella piaga della crisi economica, ma più ancora morale in cui lo stivale italiano sembra essere caduto. E lo fa con una naturalezza che si è soliti riconoscere ai grandi della canzone d'autore, quando il disincanto è poesia prima ancora che amara realtà. Troppo facile lanciare il sasso e ritrarre immediatamente la mano. Se le vicissitudini della vita rimettono costantemente in discussione le prospettive di ognuno Dietro Le Nuvole lascia intatta la speranza in un futuro comunque migliore così come fa la solitudine celebrata nella dinamica A Cena Da Soli rispetto al vuoto caos organizzato, incapace di colmare l'abisso. Tutto diventa pretesto per narrare gioie e miserie del nostro Belpaese. Anche l'amore. Metafora del rapporto tra individuo e società è la reciprocità fra uomo e donna cantata con il piglio del miglior Dalla ne Il Tempo Dell'Amore mentre l'enigmatica donna dello schermo 2.0 protagonista di Chiara Che Pensi? riflette muta antichi ideali di vita nuova. Sarebbe un peccato soffermarsi con imperdonabile superficialità sui testi, la metà dei quali scritta in collaborazione con l'amico di sempre Giorgio D'Orazio; ciononostante Canzone Semplice è lì a mo' di sberleffo proprio a dimostrare il contrario, a sottolineare cioè quanto spesso canzoni seriose, ma senza pretese vengano a sproposito caricate di eccessive aspettative in ultima analisi impossibili da mantenere. Dececco insomma non ha paura di cambiare registro né tantomeno si preoccupa di andare fuori target. L'importante è volere. Credere e volere. Mettendoci la faccia. Facendosi spazio. E galleggiando così, tra intimismo e riflessione collettiva, sostenuto da un Dio comodo fino al venerdì.

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