sabato 25 ottobre 2014

POCKETS

POCKETS
Cumino
- autoproduzione - 2014

Il progetto Cumino sta diventando sempre più una realtà consolidata all'interno di quel panorama di elettro-sintesi fra suoni e idee. Nato dall'incontro fra Luca Vicenzi e Davide Cappelletti, dai più noto come Hellzapop e autore solo un lustro fa di un pregevole album dagli umori cangianti ribattezzato FINCHÉ LA LUCE È ACCESA, l'esperimento sonoro messo in atto dai due musicisti lombardi giunge al secondo album del loro sodalizio artistico dopo un paio di ep - non soltanto di raccordo - utili per mantenere accesa l'attenzione dopo il promettente esordio TOMORROW IN THE BATTLE THINK OF ME. Proprio le atmosfere rarefatte che allora venivano implementate da una naturale cadenza marzialmente documentaristica, in POCKETS assumono ora una valenza quasi descrittiva che si autodefinisce nella loro progressione ordinata, passo dopo passo, nota dopo nota, attraverso una dilatazione dei suoni visionaria, ai limiti dell'onirico. Abbandonati i risvolti oscuri, a tratti cupi, a un passo dallo smarrimento emotivo del debut album i Cumino sviluppano una musica da meditazione intimista e rilassante, in cui il riposo del corpo libera le percezioni della mente in un viaggio tumultuoso più per i neuroni che per le membra. È un trip malinconico, ma avvolgente come già il battito sincopato di Atlas ci preannuncia, ambient-rock post atomico in cui calore umano e strumenti tecnologici riflettono una luce algida che è sospensione cristallina e abbandono. Perno attorno al quale tutto ruota è l'innato gusto per la melodia che consente al duo di avvicinarsi all'ascoltatore in maniera elegantemente sottile, andando a tessere un vero e proprio reticolato musicale su cui si innestano di volta in volta piccole deviazioni sintetiche che ne modificano la destinazione in una fusione di suoni e umori. Come se si fluttuasse tra due mondi speculari eppure apparentemente privi di reale interscambio comunicativo (Two Spheres); come se si planasse su campi geometricamente perfetti, ma pur sempre disordinati a causa della inarrestabile mutazione temporale che il ciclo delle stagioni naturalmente opera da sé (Fields). Innegabile l'ammirazione per i Telefon Tel Aviv e Justin K. Broadrick nella sua sortita sperimentale Pale Sketches, ma parimenti importante è la maggiore dolcezza emotiva che ne deriva, come se ogni possibile inquietudine, come se ogni prossimo affanno venissero smorzati alla radice in favore di una più consona e serena accettazione dello stato delle cose. L'energia pulsante non rallenta il suo slancio vitale (Veins), ma semplicemente fissa nuovi parametri di valutazione, alternandosi a frastagliate frequenze del cuore e ad astratti istanti di silenzio su cui germogliano nuovi pensieri interiori. Una corsa rallentata verso l'ignoto, unica e confusa risorsa dell'intelletto da cui siamo naturalmente attratti e a cui nessuno può sottrarsi.

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