martedì 27 gennaio 2015

SELF PORTRAIT - EP

SELF PORTRAIT - EP
The Wheels
- My Place Records - 2014

Negativi di una estate; autoscatti di un momento. In questo mite scorcio di inverno gli isolani The Wheels si abbandonano a un piacevole, ma forse un po' datato, brit rock d'annata per quella che è la seconda uscita ufficiale della loro giovane vita musicale. Formatosi infatti all'alba del 2011 il trio sardo rilascia oggi l'ep SELF PORTRAIT, arrivato a circa due anni dal precedente HERE AND NOWHERE, con una carica emotiva meno fragile rispetto al passato più prossimo, riversata in cinque canzoni prevalentemente nate sul confine tra melodie di ampio respiro e riconoscibili flussi umorali i quali, come è giusto che sia in questi casi, non rinunciano ad appoggiarsi al collaudato schema strofa-ritornello, ma anzi si sviluppano intenzionalmente proprio lungo questa direttrice all'insegna di un pop-rock metropolitano di immediata fruizione ed elegante matrice espressiva. Nei venti minuti scarsi che seguono l'ascoltatore non troverà nulla di fuori posto o di particolarmente approssimativo, riscontrando piuttosto nell'esecuzione dei Wheels una perfetta circolarità tra suono e intenzioni. I primi capaci di reggere il confronto con formazioni estere ben più blasonate grazie anche al lavoro in sala di registrazione coordinato da Gabriele Boi; le seconde, più nette e meno enigmaticamente personali, espressione concreta di una consapevolezza maggiore non più ripiegata su sé stessa, ma anzi maggiormente aperta al confronto con l'esterno, peculiarità quest'ultima maturata anche attraverso una intensa attività live nel corso degli ultimi mesi e coronata dalla prestigiosa partecipazione all'International Pop Overthrow Festival presso il mitico Cavern Club di Liverpool. Se fin dall'attacco di Anyway è chiaro come  le chitarre si siano irrobustite in maniera decisa e se già Real Real Condition rivela poco dopo tutti i buoni propositi del trio Farci-Ramon-Tocco - pur non facendolo emergere  tra le molte proposte ancora affezionate a certe sonorità che guardano agli anni '60 (Carry On con le sue tastiere mutuate dai Procol Harum) - è nelle pieghe melanconiche di Ego che troviamo la sua reale e contraddistintiva essenza, il suo naturale nucleo pulsante, foriero di tutte quelle energie vitali qui opportunamente rinchiuse, ma alimentate con passione, cura e costanza al fine di esplodere poi con irruenza contenuta nella promettente The Best Is Yet To Come. Una dichiarazione di intenti senza dubbio sincera e di buon auspicio che solo il tempo saprà tuttavia confermare oppure, ahimè, ridimensionare; anche questo è segno di quella globalità spesso spregiudicata in cui viviamo, specchio dei tempi con tutti i suoi pro e i relativi contro. Per il momento, vista anche la giovane età della band, l'urgenza di trovare una strada ben definita e l'entusiasmo per i primi traguardi raggiunti, testa bassa e pedalare: non per essere sbrigativi e mancare l'obiettivo, ma all'opposto per non disperdere le opportunità sul cammino investendo male tempo ed energie. (Pro)fumo di Londra e nostalgia, meraviglia continua e rapimento del cuore. 

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