mercoledì 4 marzo 2015

A COSA STAI PENSANDO?

A COSA STAI PENSANDO?
Il Rebus
- autoproduzione - 2015
 
Come lo scrittore di romanzi spesso si appoggia alla realtà che conosce per narrare nel primo lavoro della sua carriera vicende private mascherate come pubbliche e lasciate presto libere di circolare fra estranei, così giovani band e autori alle prime armi scelgono di partire dal vissuto che conoscono per concentrare nei loro esordi il proprio punto di vista. Il quartetto comasco Il Rebus non viene meno a questa regola non scritta e dopo un primo timido approccio su ep datato 2012 entrano in contatto con l'ex Deasonika Max Zanotti che decide di prenderli sotto la propria ala protettiva anche alla luce dei promettenti live di cui la band si era resa protagonista affiancando nel tempo prestigiosi nomi del mainstream underground italiano come Le Luci della Centrale Elettrica e Edda. Il lungimirante cantante - uscito proprio in questi ultimi mesi con il nuovo progetto Della Vita Della Morte - capisce all'istante le potenzialità de Il Rebus, materia plasmabile a propria immagine e somiglianza, ma dotata di una valenza personale molto forte, seppur inevitabilmente ancora acerba, che merita di essere sviluppata affinché nulla vada perduto. Con i piedi, ma soprattutto l'attitudine giusta ben radicati in questi controversi anni '10 del XXI secolo nasce così l'occasione di dare alle stampe un debut album che è parte integrante di un mondo instabile, sistematicamente in perenne movimento sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro. Senza peccare di presunzione  A COSA STAI PENSANDO? non maschera le imperfezioni, ma neppure grida a facili entusiasmi; molto più semplicemente - e coerentemente - fotografa con le armi di un rock diversamente commerciale lo scorrere indifferente della vita, contrapponendosi alla normalità devastante di ciò che non si arresta e alle pratiche corrotte del malcostume quotidiano. Filtrando i toni medi di Renga (Avere Trent'Anni, Roma Brucia) e le derive più accessibili degli ultimi Negrita (Equità), recuperando un'apertura melodica che molto deve ai Deasonika (Gerontocomi, La Notte Urla) le undici tracce che compongono il punto di partenza per Paolo Ghirimoldi e soci lamentano necessaria attenzione da parte di chi le ascolta, senza temere la possibilità di sporcarsi le mani entrando in contatto con mondi periferici in cui violenza e sfruttamento sono all'ordine del giorno e individuando attraverso il confronto con tutte queste esistenze vessate dai poteri forti il terreno fertile per le cadute umane (la starlette televisiva protagonista di Brava Sara) e le facili mistificazioni (Quello Che Non Dico) di cui è giocoforza inevitabile parlare, maleodorante concime del grave disagio sociale di cui i potenti si nutrono senza alcuna dignità. È la credibilità con cui Il Rebus affronta tutto ciò a fare la differenza, come quando musica uno scritto di Adriano Sofri apparso su Repubblica anni addietro, ma di una attualità imbarazzante, qui spezzato in due tronconi senza soluzione di continuità con la didascalica Vuoti A Rendere, sperimentazione à-la Marta Sui Tubi incorniciata appunto da Nei Ghetti D'Italia... ...Questo Non È Un Uomo. Non c'entra il talento, né la passione nel suo grado più puro; c'entra se a un certo punto si decide per davvero che questa cosa per noi è tutto oppure no. Al confortante scorrere indifferente della vita si può rispondere lottando armati fino ai denti oppure recuperando la memoria che qualcuno vorrebbe cancellare per realizzare un mondo nuovo senza fondamenta. Luccicante, splendente, innovativo e tecnologicamente avanzato. Ma coi piedi d'argilla. È a questo punto che ci si deve schierare, partigiani del nuovo millennio.

Nessun commento:

Posta un commento