venerdì 6 marzo 2015

ENDKADENZ - VOL.1

ENDKADENZ - VOL.1
Verdena
- Universal Music Italia - 2015

Annunciato come prima parte di un doppio album che si completerà comunque molto presto nel corso dell'anno, ENDKADENZ - VOL.1 unisce le esigenze di una band in pieno fermento a distanza di vent'anni dalla fondazione alle strategie di marketing di una major discografica come Universal non più disposta a sobbarcarsi in tempi di magra l'onere di un doppio cd dopo i tuttavia ottimi riscontri di critica e pubblico avuti con il caleidoscopico WOW solo quattro anni fa. Ora, che i Verdena abbiano la possibilità di rilasciare il loro lavoro senza essere eccessivamente vincolati da priorità aziendali e interessi commerciali mantenendo carta bianca su tutto quanto concerne ciò che sta dietro e soprattutto viene dopo la realizzazione di un nuovo capitolo discografico è senza dubbio buona cosa; lascia il temporaneo amaro in bocca non poter apprezzare nella sua immediata complessità un nuovo lavoro che ha mosso i primi passi nella primavera del 2013, nato come unicum sonoro seppur figlio degli eventi allora contingenti, sviluppatosi armonicamente e piegato solamente al gusto del tiro bergamasco. Se ENDKADENZ si limitasse a questo solo primo volume ne potremmo parlare come di sunto musicale dal taglio tendenzialmente cantautorale, comprensivo della classica energia rock sprigionata dai fratelli Ferrari e dall'imprescindibile Sammarelli, ma il più delle volte mascherata, ammorbidita da rotondità pop piuttosto inusuali per gli standard a cui ci hanno abituato. Un pop che guarda ai Beatles e alle loro derive psichedeliche, mescolando Love e Procul Harum, Alan Parson e Phil Spector per un art rock sorprendentemente leggero e colorato (Contro La Ragione), spesso pianistico (Vivere Di Conseguenza, Puzzle) come ipotizziamo sarebbe potuto piacere a Freddie Mercury, ma ugualmente abrasivo (Inno Del Perdersi) e spaziale. Lunare e terreno insieme (Alieni Fra Di Noi). Con qualche gioco sonoro e vocale (Sci Desertico, Funeralus) che avvicina Albino a Teignmouth e ai Muse perché così è se vi pare. Sembra di assistere in differita di qualche istante a un passaggio di consegne tra la stagione dell'innocenza e quella della maturità eppure c'è sempre un filo rosso che unisce i teenager andati allora in sala di incisione con il maestro Canali per VALVONAUTA e, a conti fatti, i loro attuali alter ego giunti a doppiare una prima volta gli anni dell'esordio, giro di boa affrontato con tutta la scioltezza possibile da individui ormai metodici e responsabili nella loro improvvisazione libera. Come un abbraccio caldo che emana un tepore familiare (l'autoproduzione di Alberto Ferrari è condizione sine qua non da non inflazionare nel prossimo futuro) la prima sequenza di ENDKADENZ - detto per inciso, "la cadenza finale, l'ultimo colpo" di concerto, teorizzato e trasposto nel concreto dall'esibizione musical-teatrale Konzertstück für Pauken und Orchester del compositore argentino Mauricio Kagel - opera un lavoro di sintesi tra vecchio e nuovo, fra ieri e probabilmente domani, concentrandolo nella centrifuga del tempo che il fluido movimento granitico di Derek aziona oggi, hic et nunc. Un attacco di cuore puro, ma per la fortuna di tutti non fatale, seppur corrosivo, perennemente con il volume della malinconia in rosso. Lasciare aperta la porta al suo gemello di-verso non è una semplice necessità, ma il corretto approccio per comprendere la scomposizione di un lavoro per sua natura già articolato, in questo momento ancora incompleto perché privato proprio della metà capace di restituirne la reale portata complessiva. Un oceano di gomma ancora calmo, ma sul punto di tracimare dal lago in cui è stato temporaneamente costretto.

Nessun commento:

Posta un commento