mercoledì 15 giugno 2016

LE DERIVE DELLA RAI

LE DERIVE DELLA RAI
Andrea Fardella
- Controrecords - 2016

Chi fosse alla ricerca di un lavoro discografico maturo e fresco, capace di darsi senza difficoltà a tutti, in grado di compendiare il miglior cantautorato rock degli ultimi quindici anni partorendo nuove strade di ascolto sperimentale mai alienante dovrebbe rompere innanzitutto ogni indugio e rivolgere la propria attenzione all'esordio dell'attore-musicista Andrea Fardella. Un nome certamente poco noto ai più, lontano dalle logiche della mercificazione commerciale, ma pieno di talento e ricco di spunti personalissimi messi al servizio di una scrittura lineare, apprezzabile e chiara. Quale sia il propellente naturale che muove l'universo emotivo del cantautore piemontese a noi non è dato sapere; è tuttavia incontrovertibile la naturalezza con cui Fardella mette a nudo sé stesso nelle proprie canzoni, senza vergogna, fastidiosamente libero da ipocrisie e falsità, quasi a volersi liberare di storie ed emozioni per poter ricominciare da capo. È un continuo interscambio tra vuoto e pieno il suo peregrinare fra le note, reticolo nascosto tra vissuto e potenzialmente realizzabile che parla a chi lo ha voluto e saputo cercare di "spersonalizzazioni e decadenze", sicuro di non incappare in ostacoli insormontabili, ma altrettanto conscio del piattume generazionale in cui siamo venuti a trovarci. La scelta di Fardella sembra quella di voler condurre tutta una comunità a comprendere - ma a non accettare - tutto questo, ricorrendo a immagini semplici e a note su musiche che si sarebbero definite solo pochi anni fa alternative, ma sempre riconducibili ad una vitalità comunicativa su di un versante popolare. "Cultura è ciò che resta nella memoria quando si ha dimenticato tutto" affermava Burrhus Skinner; Fardella sa benissimo il rischio che corre per ottenerla, ma rifiuta di lasciare ad altri le sorti della propria vita e invita noi a fare altrettanto, liberandoci del passato e addirittura del presente al fine di realizzare un nuovo inizio. Vibrazioni forti, oniriche e grandiose che guardando fra gli altri alle lezioni di Moltheni (Anima Senza Rumore), Afterhours (Jet Lag), Edda (Piccino, Sorriso D'Inverno), Roberto Angelini (Nuovo Giorno) e Marlene Kuntz (Crisi) propongono, metabolizzando e rimodellandone le linee guida, un nuovo sviluppo assecondato dalla lungimiranza del produttore Carlo Barbagallo, qui anche alter ego strumentale di Andrea. Il talento, dicevamo, c'è: tocca ora saperlo coltivare e rinnovare, svecchiandolo ogni volta da facili manierismi e tentazioni affinché non si vada a disperderne l'alto tasso di familiarità e spontaneità a cui siamo (eravamo?) pigramente abituati. Assecondare un desiderio di qualità non è mai peccato.

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