giovedì 16 giugno 2016

WHITE OUT

WHITE OUT
Barachetti / Ruggeri
- Ribéss Records / Dreamingorilla Records - 2016
 
Se si dovesse ricercare un unico verso lungo cui dirigere tutta la nostra attenzione per il più volte annunciato esordio discografico del duo formato da Luca Barachetti ed Enrico Ruggeri non troveremmo nulla di appropriato e soddisfacente. In WHITE OUT infatti troppe sono le vie di fuga e innumerevoli i punti di partenza da cui poi poter deviare che impossibile risulterebbe descrivere linearmente la fitta trama di esperienze sonore e rimandi socio-culturali di cui il cd si fa portatore. A ben guardare è la sua ciclicità di fondo ad impedirne una, schematica ed esaustiva, fino paradossalmente a rischiare lo stallo. Barachetti con i suoi testi e Ruggeri con le sue macchine analogiche propongono una musica gestuale in cui non c'è necessariamente - o perlomeno non solo - provocazione, ma molto più realisticamente il tentativo di concretizzare l'astrazione di un dolore. Fisico prima ancora che nevrotico e in seconda battuta collettivo. Attraverso canzoni-non canzoni come Corpo Occidente e Uomo Scritturato, appoggiandosi alle visioni di Panda Psichico e Dolore Bianco, immersi nell'estasi di una problematica San Sebastiano e sepolti dall'estro creativo di Fiume Verticale la loro è la consapevolezza di avere una identità che sfugge alle catalogazioni e ai parametri con cui si è soliti definire le categorie della percezione. L'atteggiamento individualistico dell'esecutore stimola così l'ascoltatore al confronto e alla ricerca, alla partecipazione e alla riflessione con reazioni nient'affatto tiepide. È la libertà di agire senza rete, naturalmente slegati da logiche economico-settoriali o di qualsiasi altra natura con tutti i pro e i contro del caso. Una libertà da usare in maniera coraggiosa, ma saggia a partire dalla gestazione del nucleo progettuale del disco passando attraverso il suo fissaggio in studio per poi arrivare alla relativa gestione commerciale, affidata ad una realizzazione artigianale mirata (no digitale) e consapevole (100 copie fisiche numerate). Tutto questo in favore di un esercizio culturale per cui la stoffa della musica non presenta smagliature né orditi intricati: solo una tela su cui picchi e baratri di energia ora si alternano, ora si susseguono, ora prevalgono gli uni sugli altri. E viceversa, in quella che piace definire ineguagliata ebbrezza di lamento del quotidiano con finale a sorpresa. Parafrasando Geoffrey Sumner lo potremmo ribadire una volta ancora: "This is a journey into sound."

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